- Palermo
Sono la mamma di Roberta, una ragazza con ritardo mentale e psico-motorio.
Ho letto nella rivista del Sacro Cuore (marzo 2010) la parola dei genitori di Samuele, un bambino di dieci anni, gravemente handicappato; e poiché la rivista ha chiesto la riflessione di altre famiglie che hanno problemi più o meno uguali a quelli della famiglia di Samuele, finalmente anch'io ho sentito il bisogno di parlare agli altri del mio problema, cioè avere nel nucleo familiare una figlia diversa dagli altri, a causa di un deficit.
Roberta nasce nel dicembre del 1971: è una bimba bella, rosea, sana, la gioia di tutti (la secondogenita, dopo un maschietto di 19 mesi).
Passano gli anni, Roberta cresce ed è sempre più bella. Incominciano le prime preoccupazioni di noi genitori quando notiamo che Roberta, a due - tre anni circa, dice poche paroline. Tutti ci dicono di aspettare, perché tanti bimbi parlano con ritardo.
Aspettiamo... anche se comincia il calvario delle visite mediche, dei controlli, ecc. ecc.
Tutti consigliano di far stare la bimba con gli altri bambini, per parlare, socializzare, rapportarsi, ed ecco l'asilo, la scuola, la famiglia stessa, perché lo stare con gli altri fratelli aiuta molto. (Roberta è circondata da due fratelli e una sorella che la fanno giocare e le sono sempre vicini).
Gli anni passano, e il ritardo mentale e del linguaggio in Roberta si fa sempre più evidente.
Si cercano vari aiuti: logopedia, neurologia, scuole di riabilitazione.
Roberta sta bene in famiglia, è capita da tutti (parenti, amici, compagni) e tutti le vogliono bene. Vive una vita felice come quella dei fratelli: a casa, a scuola, va al Catechismo con la sorella, alle feste in parrocchia, si diverte, è sempre allegra, sorride a tutti e tutti la amano.
Ha, però, bisogno di non essere lasciata sola: è fisicamente normale e sviluppata, ma la sua capacità di cognizione è molto limitata, quindi dev'essere sempre aiutata nel lavarsi, nel vestirsi e nell'essere accompagnata in qualsiasi posto. Nonostante le difficoltà che giornalmente si presentano - e spesso sono tante - malgrado gli scoraggiamenti perché alle volte ci si sente impotenti, la vita va avanti, Dio sorregge la nostra famiglia e la fede in Lui mi sostiene.
Passano gli anni, Roberta diventa grande e sempre più irrequieta, fatica ad addormentarsi, grida e disturba. Dopo tanto, finalmente, riusciamo a trovare un Centro dove andare perché Roberta possa passare le giornate assieme ad altri ragazzi che, come lei, presentano un deficit.
La serenità non è raggiunta, ma il tutto è meno inquietante.
Il giorno 23 dicembre 2008, alle ore 8.30, Roberta mi bacia e va, accompagnata, al Centro "Madre del Divino Amore".
Alle 9.20 circa una telefonata ci avverte che Roberta, al Centro, mentre faceva colazione si è sentita male.
Io mamma, e i fratelli arriviamo troppo tardi.
Alle 9.30 Roberta ci ha lasciato per sempre: un Angelo è volato in Cielo dal Padre, che l'aveva voluto con sè.
Noi genitori e i tre fratelli, con il cuore pieno di angoscia, stiamo vicini a lei per l'ultima volta, con molto affetto.
Un anno è passato: il 2009 è finito.
Inizia e finisce un altro anno, il 2010.
Ed ora eccoci al 2011.
Tutti sono presenti. Non c'è Roberta con noi, manca tanto, ma tanto.
Il tempo che passa non diminuisce il dolore ma lo rafforza, poiché la persona che ci ha lasciato non torna più sulla terra, non puoi più toccarla nè abbracciarla.
Ho chiesto a Dio: "Perché hai preso con Te Roberta?"
Mi ha risposto: "Perché con me sta meglio, sta bene, io le voglio bene". È vero, ha ragione.
Da alcuni anni a casa si era venuta a creare una situazione particolare. Il trasferimento in un'altra città, il nuovo ambiente, le nuove amicizie, il tutto aveva avuto delle conseguenze.
Roberta era diventata più irrequieta, agitata, non voleva andare a letto, non voleva dormire, ecc. ecc.
E allora l'aiuto del neuropsichiatra.
Pillole, gocce, per renderla più calma. Si riusciva, non si riusciva - alti e bassi - periodi più sereni, altri meno, e così via per anni e anni.
Io da parte mia, con mio marito e i figlioli, ho cercato di seguire il tutto, ma sempre più nervosa, più insofferente. Per me la sera tardi, quando si doveva andare a letto, era diventata un'ossessione: non sapevo come agire e come gestire la situazione. Invocavo i Santi a cui sono devota, cercavo di pregare, ma tutto finiva come in un sacco senza fondo e veniva annullato.
Ero arida, e allora parlavo con te, Signore.
"Perché Roberta è nata?"
E così, spesso, quando non sapevo spiegarmi il perché, quando mi sentivo impotente nel fare quello che io, in quel momento, avrei desiderato fare. E poi... il rimorso che mi intristiva e mi faceva piangere. Quante lacrime, ma quante!
Ora che Roberta non c'è più, sento nel mio cuore un grande cruccio, un forte pentimento per tutto quello che ho fatto e non ho fatto per lei, per quello che ho pensato (la volevo normale, la volevo come gli altri figli).
Se Roberta fosse riuscita ad esprimersi con la parola, chissà cosa mi avrebbe detto! A volte sembrava triste, crescendo forse aveva cominciato a capire che era diversa dagli altri, per questo si ribellava, agitandosi.
E io non accettavo, a volte mi rifiutavo di capire. Roberta era cambiata: non era più la mia bambina bella, dolce, buona, allegra, gioiosa che tutti i parenti e gli amici avevano conosciuto, che mi seguiva ovunque, sempre presente, a scuola, nelle riunioni, in chiesa, a passeggio, a fare le compere, in macchina o a piedi, che salutava tutti, che sorrideva a tutti.
Io ero "la mamma di Roberta": ero conosciuta così, anche se ci sono altri tre figli.
Ora che Roberta non è più con me, camminando da sola, mi sento più triste e desolata. Piango e ricordo.
Quanti fatti, quanti movimenti non si ripetono più durante il giorno, dalla mattina alla sera, dalla sera alla notte! Ora mancano, mentre una volta inquietavano, eppure davano vita.
Se ho sbagliato, perdonami, Roberta. Ti abbiamo tutti voluto bene e tanto amato.
Ora godi in Paradiso quello che non hai potuto godere sulla terra: con te c'è il Signore, che è buono e può tutto.
Tu sei felice, Angelo mio: è questa l'immagine che mi creo da sola quando, affacciata alla veranda, guardo in alto il cielo e mi pare di vederti volteggiare, sorridente e gioiosa, leggera e silenziosa, nello splendore di una luce che mi rilassa e mi rende serena.
Penso: anche Maria, la Madre di Gesù, ha sofferto per la morte del suo Diletto Figlio e ha pianto ai piedi della Croce.
Per questo io, mamma, chiedo: "Oh mio Gesù, o Gesù misericordioso, dona pace al mio cuore ferito e tanto dolorante. Vieni a me, Gesù che sei risorto. A te mi affido, consolami e proteggimi. sostieni la mia fede; ne ho tanto bisogno, sarò più serena e più forte".
"E Tu, Madonna mia, Madre mia, tienimi con le tue mani e guidami lungo i sentieri del mio cammino quotidiano.
Tu, Consolatrice degli afflitti, consolami, ti prego!
Abbi pietà di tutta la mia famiglia".
Dio è con noi!
Mamma di Roberta