Gesù entra in casa di Zaccheo (Luca 19, 1-10)
Un uomo di nome Zaccheo
per qualche coIpa reo,
di Roma esattor delle tasse,
continuava ad arricchir le proprie casse!
Da tutti perciò allontanato
e da molti anche odiato,
un giorno di Gesù sentì parlare
e a vederlo ci volle proprio andare.
Tanta folla seguiva il Messia
e tanta s’assiepava lungo la via!
Era basso Zaccheo e non vedeva niente,
camminava a spintoni tra la gente.
Allora sopra un albero s’appollaiò
e di un centimetro manco si spostò:
Gesù da lì sarebbe passato
e lui curioso avrebbe appagato...!
E Gesù che lo vide lassù
gli disse: “Zaccheo, scendi giù!
Corri a casa a cucinare
ché da te voglio mangiare”
Zaccheo a casa corse
con la testa molto... in... forse!
Potea mai il Maestro Santo
star con chi sbagliava tanto?
“Come può me preferire
e tante cose non capire?
Sono un ladro delinquente,
imbroglione impenitente...!”
E la gente mormorava:
“Ma Gesù da chi andava?
Di Zaccheo niente sapeva
e ?ducia in lui poneva?”...
Quando il pranzo fu ?nito
Zaccheo, ormai pentito,
così disse al suo Signore:
“Il tuo amor mi ha preso il cuore!
D’ora in poi la metà di quanto ho
a chi è povero sempre darò
Ero malato ed ero perduto
e tu, Gesù, sei venuto in mio aiuto”...
Quando anche noi siamo ‘malati’
e dagli altri allontanati,
il Signor non ci abbandona,
ma il perdono suo sempre ci dona!
Parabola della pecora smarrita (Luca 15. 8-10)
Tornava d’inverno all’ovile un pastore
dopo un cammino di lunghe ore...
Seguiva sereno le sue pecorelle
ed era felice fin dentro la pelle...
A casa, ad attenderlo, c’era la sposa,
una minestra e la piccola Rosa.
Un cane festoso chiudeva l’andare
e con la sua voce guidava il belare..
Giunto alla porta della stalla,
levata la sacca dalla sua spalla,
fermo il pastore, attento, restava
e ad una ad una le sue pecorelle chiamava:
“Bianchina, Giovanna, Rosetta,
Francesca, Lucia, ma dove sei, Benedetta?
Maria, Stellina, Antonietta...
… vien qui, lascia star quell ‘erbetta! "
E l’un dopo l’altra, ogni pecora entrava
ed il pastor, diligente, contava...
Ma quando l’ultima pecora entrò,
il pastore silenzioso restò. . ..!!
Mancava Nerina, la più birbante,
di latte e di lana sempre pimpante.
Che fare? La porta serrare?
E nel buio ...lasciarla andare?
E il lupo? Il lupo cattivo
che in agguato era sul rivo?
Se per caso l’avesse incontrata,
in un boccone l’avrebbe mangiata!
“La vita darei per salvarla,
- disse allora il pastore -
e dalle grin?e del lupo strapparla!”
anche se le scarpe ormai eran bucate,
con il vestito lacero e straccio,
riprese in fretta la strada di ghiaccio...
Cammina, cammina, cammina,
salendo su per l’erna e giù per la china...
“Nerina, Nerina” chiamando
e sue notizie in giro chiedendo...
?n quando, s?nito e deluso,
la trova impigliata tra i rami col muso!
Cercava il padrone belando, Nerina,
aveva tanta paura la poverina!
S’era un momento ad un fosso fermata
e dal suo gregge purtroppo staccata!
A lei, felice, corse il pastore
e se la strinse forte sul cuore!
Non la sgridò, non la picchiò,
ma con lei tra le braccia a lungo andò,
tra sentieri, torrenti e massi,
senza timor di cadere tra i sassi,
stringendola sempre con molto amore
in quel ritorno di ore ed ore...
Tanta festa fece a Nerina
che si sentì una grande regina!
Tra le braccia del suo pastore,
per lei non c‘era più alcun timore!
Se ci perdiamo, cambiando via
e camminiam per una strada ria,
anche Gesù va in cerca di noi;
senza pensare: “Vi andrò poi!”
Va in giro, domanda, ci chiama,
ci vuole perché tanto ci ama!
E quando ci trova ci copre di baci:
tu osservi, non capisci, ma taci!...
È felice di averci scovato,
mai più da noi vuol essere lasciato!
Contento di averci con sè,
ci rende più grandi di un re!
Parabola del figliol prodigo (Luca 15.12-32)
Un uomo ricco due ?gli aveva,
come un tesoro li cresceva.
'Armor dava e tanta sicurezza,
non disgiunti da grande dolcezza.
Ma il minor gli disse un giorno:
“Pa ’, sono stanco di starti d’attorno!
Dammi la parte di eredità,
io voglio andare lontano di qua!
Sono stanco di lavorare
e mai nulla di diverso fare!
Voglio una vita bella e festosa
in un mondo dal color di rosa! ...”
Il padre, triste, l’accontentò
e mezzo patrimonio gli donò:
di fermarlo tento invano
e andar lo vide assai lontano...
Nella nuova città arrivato,
dai vizi fu presto traviato:
a poco a poco tutti i soldi spese;
povero e solo fu alla ?ne del mese!...
Per poter allor campare
Ritornò a Iavorare:
i maiali sorvegliava
e con lor ghiande mangiava...
Ma la fame mai saziava… !!!
Senza casa e senza affetto
stava male il poveretto!
Trascorrea mesto e sol la sua giornata,
ricordando la famiglia abbandonata!
Conscio alfin d’aver tutto sbagliato
e la vita sua, comunque, rovinato,
di suo padre nostalgia
sentì in sé…e… allora… via…!
Con nel cuore pentimento,
misto a nuovo sentimento,
i suoi affetti, ormai, sognava
e chi sempre l’aspettava...
E riprese a camminare
per a casa ritornare!
Era ancora ben lontano
(forse più di qui a... a Milano...)
quando il padre, attento e all’erta,
fece si bella... scoperta…:
era il ?glio che tornava,
che perdon gli domandava...
Dimagrito gli sembrava,
senza scarpe lento andava,
panni rotti indosso avea,
tanta pena gli facea!
Commosso e non furente,
corse incontro al penitente,
gli gettò le braccia al collo
e gli disse “Più non ti mollo!”
E rivolto ai servitori:
“Su, prendete tutti gli ori,
i bicchieri più lucenti,
le stoviglie più splendenti!
Abbia indosso abiti belli
e alle dita tanti anelli
Il vitello più ingrassato
che sia tosto cucinato!’
E al maggior che contestava
quanto ai servi egli ordinava:
“Questo ?glio a me è ritornato:
non m'importa del suo passato....
L’ho da sempre perdonato!!!
Io dimentico il suo errore
perché I’amo con il cuore:
è per me di nuovo nato
e, Dio mio, tu sia lodato…!”
Così fa Gesù con me,
e lo fa anche con te!
Quando sbagliamo
e non l’ascoltiamo,
egli soffre, ma aspetta..
… che qualcun gli dia retta...!
E quando mi vede pentito
verso di me non alza il suo dito;
ma, lieto e festoso,
mi abbraccia gioioso.
Tutto ha ormai dimenticato
e i mici errori già perdonato!
E’ felice che io sia ritornato
perché da sempre Egli mi ha amato!