21/01/2012Poesie di Patamisi Maria Stella
Patamisi Maria Stella
LE MIE MONTAGNE RICOPERTE DI NUVOLE BLU,
IL COLORE DEGLI OCCHI DI MIA MADRE
Vorrei che monti e valli rimanessero ricoperti di neve.
Mi rende triste vedere gli uccellini
saltellare da un ramo all’altro infreddoliti
e non posso far nulla per riscaldarli
e dai miei occhi scende una lacrima.
Il grido festoso dei bambini
che si rincorrono sulla neve.
Ed io insieme alla mia pecorella
corro a piedi nudi su quelle montagne.
E lì c’è una piccola chiesetta
che ci ripariamo dal gelo dell’inverno.
E la gente ride di me, dicono: “è arrivata la selvaggia con la sua pecora”.
E il prete li richiama al silenzio.
La mia pecorella che nell’inverno riscalda,
con la sua morbida lana, i miei piedini.
Il mio paese costruito su una roccia, cosi in alto
che potevo guardare le montagne che si coprivano di nuvole
e il mio cuore batteva senza fermarsi, che emozione.
Poi venne la guerra che insanguinò la mia neve, le mie montagne.
E dovetti dire addio a quei luoghi che mi hanno dato un’infanzia felice.
E con i miei genitori emigrammo nella grande città
in cerca di una vita migliore. E ho pianto.
Avrei rivisto ancora una volta le mie montagne?
Ma in silenzio siamo andati via, per paura di quei bombardamenti,
con il buio della notte.
E giunti in quella città caotica, che non conoscevamo,
sognavo, sognavo le mie montagne ricoperte di nuvole blu, .
il colore degli occhi di mia madre.
Patamisi Maria Stella
LA SEDIA A ROTELLE
È Pasqua ed io sulla mia sedia a rotelle
non vado a messa.
Da piccola al primo rintocco di campane
ero la prima a correre in chiesa.
Amavo la Pasqua, la sua allegria, i suoi colori,
i dolci che mia madre ci preparava con il succo di bergamotto.
Il sepolcro la domenica delle Palme
lo ponevo sull’altare.
Il Venerdì Santo seguivo la processione della via Crucis
che si snodava per le stradelle di pietra che portavano verso il Calvario.
Tutto era semplice e la Pasqua mi rendeva felice.
Ma quegli anni sono passati e sono qui sulla mia sedia a rotelle.
Ed è Pasqua e non vado a messa,
per farlo ho bisogno dell’aiuto degli altri.
Ascolto il suono delle campane che è triste come me,
non hanno l’allegria di quei giorni lontani,
quando correvo a perdifiato per i vicoli del mio paese
a svegliare i miei compagni per recarci a messa.
Quel mondo che appariva ai miei occhi bellissimo,
era mio, non aveva confini.
Ero allegra, generosa, amavo tutto della Santa Pasqua,
della primavera, del mio paese allegro, semplice,
con le casette fabbricate di pietre e di rami.
Oggi è Pasqua e come vorrei correre
e portare il mio sepolcro sull’altare
e i fiori di mandorlo alla Madonna.
I miei anni passano, la mia schiena è curva.
Quante cose vorrei fare, ma seduta su questa sedia a rotelle non posso,
fatelo voi per me, mie care amiche dei giorni lontani.
Pasqua 2011
Patamisi Maria Stella
La pioggia ci svegliava
Ti ho amato con la pioggia e con il vento,
la luna e le stelle,
da povero quando eri triste e solo.
La pioggia ci svegliava,
ci parlava d’amore
e i nostri cuori battevano
come che ci scoppiassero dentro.
Mi chiedevi; “ma tu senti questo cuore come batte?”
E poi cadeva la prima neve
e noi eravamo lì
nella nostra casetta di paglia
e ci giuravamo che nulla,
niente ci divideva.
Ma un giorno andasti via in cerca del benessere
e mi giurasti cento, mille volte
che ritornavi e mi regalavi una casa,
con un balcone con i fiori.
E gli anni passano,
ed io sono qui ad attenderti,
con i miei capelli bianchi.
E finirò di amarti
quando il mio cuore cesserà di battere.
Patamisi Maria Stella