Nome: VALERIA
Accanto al suo nome appare quello di un Santo francese, che visse a Limoges, in Francia. Si tratta di San Marziale, uno dei primi evangelizzatori delle Gallie. Di Marziale, Valeria non fu la sposa, ma piuttosto la figlia spirituale. Egli la convertì e versò l’acqua del Battesimo sul suo giovane capo e su quello, più grigio, della madre, Susanna. Susanna morì poco tempo dopo, lasciando al Vescovo Marziale molte ricchezze, terre e vigneti. Anche Valeria, fattasi cristiana, fece dono ai poveri della sua parte d’eredità , e più che altro fece dono a Dio della propria verginità . La leggenda dice che quando tornò il fidanzato dalla guerra Valeria lo pregò di dimenticare il suo affetto, confessando come ella fosse ormai promessa ad un altro e più potente Signore.
Ma il geloso innamorato non le lascia terminare la spiegazione: trae la spada, e recide d’un colpo la testa della fanciulla. Ed ecco, mentre la sua anima vola al cielo, il corpo di Valeria si rialza, raccoglie il capo mozzo, s’incammina, e va a deporlo ai piedi del Vescovo Marziale. Il fidanzato che vede ciò, si getta piangendo ai piedi del Vescovo, chiede perdono, compie un’amara penitenza, e finalmente anch’egli riceve il Battesimo. Si riunisce così, in una sorta di mistico fidanzamento, alla fanciulla amata e perduta. Tale è la leggenda di Santa Valeria; Santa, però, non soltanto leggendaria, se le sue reliquie erano venerate, a Limoges e altrove, già prima del Mille. Santa non fantastica, ma realmente e compiutamente donna, che seppe amare e anche soffrire per amore terreno, e ancor più amare e morire di quell’Amore divino che non delude.
Nome: SIRO
Riportiamo le parole dell’Apostolo Andrea a Gesù sulla montagna presso il Lago di Tiberiade: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci. Ma che cos’è mai questo per tanta gente?”. Invece, il miracolo della moltiplicazione dei pani aveva fatto bastare per tutti, per migliaia di persone, il poco cibo portato dal ragazzo. Quell’anonimo strumento dello strepitoso miracolo di Gesù, nella devozione del Medioevo, veniva chiamato Siro, diventato poi San Siro, Vescovo e patrono di Pavia. L’identificazione è fantasiosa, ma abbastanza suggestiva, se non altro perché anche San Siro, come evangelizzatore delle terre e delle città lombarde, fu strumento di una prodigiosa moltiplicazione, non più di pani e di pesci, ma di anime convertite alla Grazia. Egli sarebbe giunto in Italia al seguito di San Pietro, e da lui sarebbe stato inviato a predicare nella verde pianura del Po. Sua prima tappa fu Pavia, città che si chiamava allora Ticinum, e che era destinata ad avere grande importanza nella storia civile dei secoli successivi. Pavia fu la sede prescelta da San Siro, che ne divenne così il primo Vescovo.
Secondo la tradizione, egli fu Vescovo per ben 56 anni: sempre in moto, diffondendo l’Evangelo con la stessa ampiezza di raggio con la quale, poi, si diffuse il suo culto. Come un infaticabile viaggiatore di commercio, San Siro batté la sua “piazza” spirituale, spostandosi a Verona e a Brescia, a Piacenza e ad Aquileia, a Lodi e a Milano, a Parma e a Genova, a Tortona e ad Asti. La Chiesa di Pavia vantò sempre la propria anzianità rispetto a quella di Milano, per quanto nei secoli successivi il Vescovo di Pavia dipendesse da quello di Milano. Quando Siro morì venne sepolto in una chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio: a due Santi cioè che sarebbero stati “riscoperti” qualche secolo dopo, a Milano, da Sant’Ambrogio! Era anche questo un modo di stabilire un primato della città del Ticino su quella del Naviglio, e di affiancare a Sant’Ambrogio, gloria di Milano, il Vescovo San Siro, vanto di Pavia.