Nome: SILVIA
Fu la madre di S. Gregorio Magno (m.604): la Chiesa venera sugli altari i genitori di S. Gregorio e le sue zie Tarsilla ed Emiliana. Per il fatto che Gregorio istituì sei monasteri in Sicilia, dotandoli dei suoi beni, alcuni autori hanno pensato che Silvia fosse di quella regione e che a lei appartenessero quei possedimenti, mentre il marito Gordiano era legionario di Roma ed in questa città aveva la casa al Clivo di Scauro, sul Celio. Da Gordiano, Silvia ebbe due figli: Gregorio ed un altro del quale si ha memoria negli scritti del pontefice, senza che ne venga mai indicato il nome. Nel 573 Gregorio trasformò la sua casa paterna in monastero. Silvia allora si ritirò a vita solitaria e quasi monastica in una piccola residenza presso la chiesa di S. Saba sull’Aventino, detta nei documenti Cella Nova.
Di là usava mandare spesso al figlio legumi freschi su un piatto di argento. Un giorno Gregorio, non avendo nulla da dare ad un povero, gli regalò il piatto. Da un sermone di S. Gregorio tenuto nel 592, risulta che Silvia era stata presente al pio transito della zia paterna Tarsilla (PL, LXXVI, col.1291). Ma lo stesso episodio narrato poi nel libro dei Dialoghi (IV, cap.16) non porta l’annotazione della presenza della madre, il che fa pensare che Silvia sia morta tra il 592 e il 594, data di composizione dei Dialoghi. Dopo la morte, S. Gregorio ne fece dipingere l’immagine insieme con quella di Gordiano, nella Chiesa di S. Andrea al Celio. Giovanni Diacono afferma nella sua Vita di S. Gregorio (I, 9), composta nell’870, che un oratorio dedicato a Silvia esisteva presso la Chiesa si S. Saba; e nell’atrio di questa, un’antica iscrizione ricorda la dimora della santa. Clemente VIII fece iscrivere S. Silvia nel Martirologio Romano al 3 novembre.
Alla santa è stata dedicata in Roma una chiesa parrocchiale nel 1968.
Nome: MARTINO
Nato a Lima nel Perù il 9 dicembre 1579, figlio naturale di un cavaliere spagnolo e di una ex-schiava negra del Panama, Martino esercitò la professione di barbiere-cerusico prima di entrare in convento dai frati domenicani. All’inizio fu ammesso come “donato” addetto al servizio; poi divenne frate laico, compiendo con sollecito amore la sua azione di infermiere e di sacrestano. Aveva tuttavia una scienza teologica sorprendente. Appassionata ed efficace la sua opera di protezione degli schiavi. La sua rozza infermeria diventò un vero centro di carità per tutti senza distinzione, con particolari attenzioni per i più poveri.
Lo spirito delle beatitudini e il clima tutto “francescano” di San Martino anche nei miracoli lo rendono una delle figure di santo più simpatiche, sempre lieto, tutto umiltà e carità . Per i bambini poveri riuscì a creare il primo collegio tutto per loro in America. Morì il 3 novembre 1639, a Lima. Papa Giovanni il 6 maggio 1962 ascrisse tra i santi “l’affascinante modello di virtù evangeliche: semplicità , cordialità , umile servizio, ingenua schiettezza, sapienza soprannaturale, incantevole amore a Gesù e Maria, ai poveri, ai piccoli, ai sofferenti”.