Nome: AVVENTORE, OTTAVIO, SOLUTORE
San Massimo, vescovo di Torino (†423 ca.), invitando i suoi diocesani a celebrare con viva devozione il natale di tutti i martiri, li esorta ad onorare con eccezionale solennità la festa dei tre martiri torinesi. Quali fossero questi martiri ne accenna sia il Martirologio Geronimiano sia il Martirologio Romano. Una passio del V sec. riferisce che i tre martiri sarebbero stati soldati della famosa legione Tebea, i quali durante il massacro di Agaune riuscirono a fuggire. Inseguiti, Avventore e Ottavio furono raggiunti a Torino e colà trucidati; Solutore, più giovane e più agile, continuò a fuggire, benché ferito, e si nascose in una cava di sabbia. Scoperto a sua volta, fu decapitato sulle rive della Doria Riparia, in mezzo ad una palude che si prosciugò miracolosamente. Una matrona cristiana, Giuliana, raccolse i corpi dei martiri e li seppellì nei pressi di Torino, costruendo sul sepolcro una cellula oratoria, convertita poi in basilica.
Torino tributò in ogni tempo grande venerazione ai tre santi. Nel 1006 l’antica basilica eretta sul loro sepolcro fu rinnovata ed incorporata in un monastero benedettino. Le reliquie dei tre martiri riposarono in S. Solutore insieme con quelle della matrona Giuliana. Nel 1536 i francesi che occupavano Torino ordinarono la demolizione del monastero e della chiesa, distruggendo nello stesso tempo quattro sobborghi e altre undici chiese. I corpi dei santi furono perciò trasferiti all’interno della città nel Priorato di S. Andrea e provvisoriamente collocati nella cappella della Consolata. Nel 1568, Vincenzo, commendatario dell’abbazia di S. Solutore, col permesso del Papa S. Pio V, donava ai Gesuiti tutti i beni già appartenuti al distrutto monastero a condizione che erigessero in onore dei tre santi martiri un tempio, nel quale fossero trasferiti i loro corpi. Così avvenne nel 1575. La chiesa esiste tuttora e i martiri vi sono venerati con immutata devozione. I due Martirologi (Geronimiano e Romano) commemorano i tre Santi al 20 novembre.
Nome: EDMONDO
Sant’Edmondo fu un Santo inglese, vissuto diversi secoli prima dello storico avvenimento svoltosi nell’Abbazia che portava il suo nome. Inglesi sono anche gli altri due Edmondo ricordati dai calendari: Edmondo di Canterbury, Vescovo, e il Beato Edmondo Champion, martire. Il Santo ricordato il 20 novembre fu re, e il suo regno, nel IX secolo, era stato difficile e combattuto. Suo padre, Offa, aveva abbandonato il trono per finire i suoi giorni penitente a Roma, e l’erede era stato incoronato a soli quindici anni, nel Natale dell’854. Era un periodo di decadenza politica e di debolezza militare per il Regno d’Inghilterra, indifeso davanti ai colpi di mano dei cosiddetti Danesi, cioè dei Vichinghi provenienti dalla Scandinavia. Questo popolo audace e combattivo, di predatori più che di conquistatori, esigeva dai principi inglesi tributi sempre più gravosi, mentre i paesi da loro colpiti e razziati si facevano sempre più poveri e più deboli.
In questa difficile situazione politica, gli storici dipingono Edmondo come sovrano retto ed equilibrato, semplice e sincero, non solo timorato, ma anche amante di Dio. Superiore perciò a molte di quelle debolezze che spesso insidiano i potenti e le loro corti, come la gelosia, l’ambizione, l’invidia e la parzialità . Fu proprio questo Re giovane e giusto, sovrano di un regno in rovina, che seppe opporsi ai soprusi degli invasori Danesi. Ma la sua opposizione ebbe come conseguenza la guerra aperta. Ivar, capo dei Vichingi, invase l’isola, mettendola a ferro e fuoco. Edmondo era valoroso nelle armi quanto animoso nella fede, ma non riuscì a evitare la sconfitta in battaglia, nell’870, trovando la morte sul campo. Il Martirologio Romano dice perciò che Sant’Edmondo fu martire: martire per la fede. Una suggestiva versione della sua fine dice che il Re cristiano rifiutò di arrendersi agli invasori. Si consegnò però al nemico, volontariamente, per evitare che la ferocia dei Danesi si sfogasse sul popolo. Dopo molte torture, egli sarebbe stato così appeso a un albero, e trafitto a lungo con le frecce. Intorno alle reliquie di un Santo martirizzato, fiorì la devozione per S. Edmondo.