Nome: VINCENZO
Tra la Gola del Furlo e Acqualagna (Umbria), nel territorio di questo Comune, la santità ci viene incontro, lungo il corso del Candigliano, con il nome di San Vincenzo, e con le interessanti costruzioni della vetusta abbazia. L’abbazia di S. Vincenzo, detta di Petrapertusa, o “pietra forata”, l’antico nome del Furlo, cioè, latinamente, fòrulus, o “foro”, è un insolito esempio di costruzione religiosa inserita in un sistema difensivo. Venne costruita nel VI secolo, se non prima, quando gli abitanti di Bevagna cercarono rifugio presso i Bizantini dopo la distruzione della loro città . Essi portarono, in quel luogo munito, quanto di più prezioso possedessero, e cioè le reliquie del loro Vescovo e Martire, S. Vincenzo, caduto probabilmente nella persecuzione di Diocleziano.
Quelle reliquie vennero deposte nella cripta di una costruzione pre-romanica che forma oggi uno dei più importanti complessi monumentali della zona. Frattanto, però, era avvenuto un fatto doloroso. Il Vescovo di Metz, Deodorico, cugino dell’Imperatore Ottone I, ottenne con abili arti di togliere dalla cripta il corpo di S. Vincenzo, per trasportarlo a Metz, in Francia. A Metz, molti secoli più tardi, le reliquie del Vescovo di Bevagna andarono disperse al tempo della Rivoluzione francese. Nel 1964 con uno di quei ricorsi di cui la storia dei Santi e del loro culto non è avara, alcune reliquie di S. Vincenzo vennero offerte all’antica basilica dal Vescovo di Spoleto. Così la chiesa poté essere ufficialmente restituita all’antico titolare, S. Vincenzo, Vescovo e Martire di Bevagna onorato nell’abbazia di Petrapertusa, suggestivo monumento della zona del Furlo e del territorio di Acqualagna, dove storia, civiltà e santità hanno fatto ressa da millenni, più tenaci della dura roccia.