Nome: LORETO
Nel santuario di Loreto la devozione cristiana di tutto il mondo ravvisa prodigiosamente l’esistenza della Santa Casa di Nazareth ove vissero la loro quotidianità Gesù, Maria, Giuseppe. Qualche anno fa, nel 1995, si è celebrato il settimo centenario, con il Papa e un’immensa assemblea di giovani da tutto il mondo: la nuova famiglia di Nazareth! La Chiesa si sente impegnata in questa storia che onora il santuario della Famiglia... Il Papa ha scritto per l’occasione una lettera importante all’arcivescovo di Loreto di allora, Mons. Pasquale Macchi. La devozione popolare è diffusissima e sempre più viva.
Il santuario della Santa Casa è meta di numerosissimi pellegrinaggi da tutte le nazioni, con trasporto di malati ed è una miniera di capolavori d’arte. Santi, papi, geni del pensiero e dell’arte come Cartesio, Torquato Tasso e innumerevoli altri, hanno sentito il bisogno di inginocchiarsi nel sacello ove il Verbo di Dio si è fatto uomo. All’interno la sagrestia di S. Marco conserva importanti affreschi di Melozzo da Forlì (1486); nella sagrestia di S. Giovanni si trovano affreschi di Luca Signorelli (1479). Sotto la cupola è collocata la Santa Casa con rivestimento architettonico del sec.XVI e sculture di A. Sansovino, Raffaello da Montelupo, B.Bandinelli, N. Tribolo, Francesco Sangallo. Nel Palazzo Apostolico si conservano alcuni dipinti del pittore veneziano Lorenzo Lotto.
La notizia secondo cui il santuario custodisce la casa della Sacra Famiglia di Nazaret, trasportata dagli angeli prima a Tersatto (Dalmazia), poi nei pressi di Recanati (1294) in un sito circondato da lauri (da qui Loreto), risale a Pier Giorgio Teramano, prevosto del luogo, che la diffuse tra il 1465 e il 1473. Il primo documento pontificio che indica la casa di Loreto come quella della Sacra Famiglia è di Giulio II, nel 1507.
Molte donne italiane portano il nome di Loredana che significa “offerta alla Madonna di Loreto”.
Nome: EULALIA
Il martirio di Sant’Eulalia avvenne a Mérida, in Spagna, durante la persecuzione di Diocleziano, nell’inverno del 304. Eulalia, la “santa bambina”, a cui la tradizione attribuisce l’età di dodici anni, era di famiglia cristiana, ed era stata nascosta dai parenti in una casa di campagna, lontana dalla città e dai pericoli della persecuzione. Ma la fanciulla cristiana non accettò quella pavida sicurezza. Fuggì di casa, attraversò la campagna gelata, e a piedi scalzi, giunse in città e si presentò al tribunale. Eulalia, in greco, significava “dalla bella parola”. Ma le parole della fanciulla non furono molte. Pronunziò anzi una parola sola, fermissima e definitiva: la parola “credo”. Nel tribunale dei persecutori, quella parola echeggiò come una bestemmia.
L’adolescente spagnola fu posta così alla più crudele delle torture. Il suo corpo, acerbo di anni e livido per il freddo, fu straziato con ferri e uncini. Il petto e i fianchi furono mutilati e tormentati, gli arti amputati. Non sorprende che il racconto del suo martirio, abbia commosso, in Spagna, secoli di fedeli, e ispirato generazioni di poeti, dai più antichi ai contemporanei. E questi raccontano come, alla morte di Eulalia, asfissiata su un braciere, dal rosso nido della sua bocca s’alzasse a volo una candida colomba, portando altissima l’anima immacolata della fanciulla. E bianca sarà poi la neve che coprirà il corpo della martire; bianchi saranno i fiori che prodigiosamente d’inverno, sbocceranno sulla sua sepoltura; bianca finalmente, sarà la chiesa che si leverà sulle sue reliquie. Perciò, in Spagna, nella poetica fantasia del popolo devoto, Sant’Eulalia è restata la martire tutta bianca, macchiata di rosso: due colori netti e insostituibili, quello della purezza e quello dell’amore, tra i tanti che compongono l’arcobaleno della santità .