Nome: FRANCESCO
Francesco Borgia, nato in Spagna, pur avendo posizione mondana elevata e vita pubblica movimentata riuscì a raggiungere, attraverso disparate vicende, la pienezza della santità . Ragazzo imparò le norme cavalleresche, ma studiò anche la filosofia; maneggiò le armi, ma non trascurò i libri; fu paggio presso la Corte imperiale, ma si fece terziario francescano. La sua carriera fu brillante e movimentata. Era benvoluto da Isabella di Portogallo e dal marito Carlo V, il potentissimo Imperatore “sui cui Regni non tramontava mai il sole”. Fu eletto Gran Cavallerizzo dell’Imperatore e Grande Scudiero dell’Imperatrice. Viaggiava in portantina, leggendo però S. Paolo e S. Giovanni Crisostomo. Impartiva lezioni di cosmografia all’Imperatore. Ammalatosi e creduto in punto di morte, quando guarì prese l’abitudine alla Confessione e alla Comunione frequenti.
Trovò una saggia e sicura guida spirituale nel Beato Giovanni d’Avila. Nominato Viceré di Catalogna, per quattro anni si adoperò faticosamente per mutare volto a quella provincia. E quando, nominato Gran Maggiordomo e Consigliere di Stato, avrebbe potuto godere tranquillamente l’alta posizione, la morte dell’ancor giovane moglie lo spinse a quel passo che pose fine in modo imprevisto alla sua vicenda mondana. Entrò nella Compagnia fondata da pochi anni dal conterraneo Ignazio di Loyola, e nel 1548 pronunziò i voti solenni. Considerando la sua eccezionale personalità , il Papa gli permise di restare nel mondo, per occuparsi dei figli del suo Ducato. Ma due anni dopo, Francesco Borgia rinunciò solennemente ai beni e alle cariche. Per obbedienza, accettò perciò gli incarichi più laboriosi e impegnativi, e non deluse le speranze che la Compagnia riponeva in lui. Con la sua saggezza e l’aiuto di doni soprannaturali, Francesco Borgia contribuì all’espansione europea, anzi mondiale, della Compagnia di Gesù. Fu terzo Generale della Compagnia dopo S. Ignazio. E viaggiò infaticabilmente fino alla vigilia della morte, venerato ambasciatore di carità e di concordia, autorevole consigliere di Imperatori, Re e Principi, per tornare a morire nella sua cella romana, nel 1572.