Nome: GIUSEPPE
San Giuseppe di Nazaret era un carpentiere, sposo di Maria. Le uniche notizie su di lui ci sono date dal Vangelo dell’infanzia di Matteo 1-2 e di Luca 1-2. Giuseppe era un discendente di Davide. La sua famiglia proveniva da Betlemme in Giudea ma egli si era trasferito a Nazaret in Galilea. Era promesso sposo a Maria e rimase male quando si accorse che Maria era incinta senza che fossero andati a vivere insieme. Ma in sogno gli apparve un angelo e lo dissuase dal rimandare Maria, dicendogli che era incinta “per opera dello Spirito Santo”. Fu con Maria quando nacque Gesù a Betlemme e quando i Magi vennero a fare visita al Bambino. Portò Maria e Gesù in Egitto per sfug-gire ad Erode, che voleva massacrare tutti i bambini di Betlemme, e dopo la morte di Erode riportò in patria Maria e Gesù a Nazaret. Egli e Maria avevano presentato Gesù al Tempio e lo avevano fatto circoncidere. Quando Gesù aveva dodici anni, Giuseppe e Maria lo porta-rono a Gerusalemme. Qui lo perdettero e poi lo ritrovarono mentre conversava con i maestri della legge nel Tempio. A Nazaret il carpen-tiere insegnò a Gesù il suo mestiere. Poi il nome di Giuseppe scompare dal Nuovo Testamento; è nominato soltanto in Luca 4,22, quando viene menzionato il nome del padre di Gesù.
San Giuseppe è chiamato giusto dal Vangelo, e sua caratteristica è l’obbedienza alla volontà di Dio. Gratificato da sogni, fu modesto e semplice ma molto determinato a vivere fedelmente il suo ruolo di padre putativo del Figlio di Dio. San Giuseppe fu dichiarato da Pio IX patrono della Chiesa universale. Egli è anche il modello dei padri di famiglia. Giovanni XXIII ha inserito il suo nome nel Canone romano il 19 marzo. San Giuseppe è anche il protettore dei lavoratori, e come tale è ricordato il 1 maggio, festa dei lavoratori per volontà di Pio XII nel 1955.
Nome: GEREMIA
Geremia nacque ad Anatot, presso Gerusalemme, in un’antica famiglia sacerdotale, imparò a rivolgersi a Dio come un bambino verso suo padre, chiamandolo “speranza di Israele” (Ger 17,13) e credette di essere stato chiamato da Dio a compiere il suo ministero in mezzo al suo popolo. Ciò egli fece per quarant’anni. Fu percosso, imprigionato e gettato in un pozzo. Ebbe momenti di dubbio e di paura, di debolezza e di frustrazione, eppure si sentiva guidato da Dio in mezzo a queste catastrofi.
Quando il popolo tramò contro la sua vita, egli pregò per chiedere aiuto a Dio: “Il Signore me lo ha manifestato e io l’ho saputo; allora mi ha aperto gli occhi sui loro intrighi. Ero come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che essi tramavano contro di me, dicendo: “Abbattiamo l’albero nel suo rigoglio, strappiamolo dalla terra dei viventi; il suo nome non sia più ricordato”. Ora, Signore degli eserciti, giusto giudice, che scruti il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa” (Ger 11,18-20).
Si trovava in Gerusalemme quando la città fu conquistata dall’esercito caldeo-babilonese nel 609 a.C. Morì in Egitto. E’ ricordato il 1 maggio.