di Don Ferdinando Colombo
Omelia della XXIV domenica per anno B - Vangelo: Marco 8,27-35
Bologna, Santuario del Sacro Cuore, ore 8 del 13 settembre 2015
+ Dal Vangelo secondo Marco 8,27-35
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Avete sentito nel Santo Vangelo di oggi una domanda che Gesù ha fatto ai suoi discepoli e che io ritengo che la faccia anche a noi stamattina, una domanda fatta con amore; non è una domanda fatta per mettere in imbarazzo,… no!
Gesù ha un progetto su di noi: il progetto di salvare la nostra vita; ma salvarla davvero, non solo su questa vita terrena, ma la salvezza che deve durare per tutta l’eternità.
E allora Gesù fa una domanda, con amore, chiedendo: «Chi dite che io sia?».
Cioè, noi, riguardo a Gesù, che idea abbiamo? Chi è per noi Gesù? Come potremmo definirlo, dare proprio una descrizione profonda, vera, non teorica, letta sui libri, ma di quello che noi sentiamo nel nostro cuore.
Questa è l’apertura del Vangelo di stamattina.
Il momento in cui avviene questo episodio è un momento drammatico: Erode ha ucciso Giovanni Battista, cugino di Gesù, e l’ha ucciso perché aveva il coraggio di dirgli con chiarezza qual era il comportamento di chi crede in Dio.
E Gesù prende i suoi apostoli, che ormai ha con sé da più di un anno, e va nella zona più lontana da Gerusalemme che sia possibile, va alle sorgenti del Giordano a Cesarea di Filippo, una città di quell’epoca, dove si sentiva più sicuro, io direi, quasi, che li porta in ritiro, li porta a riflettere e pone la prima domanda - molto semplice oserei dire:
«la gente che cosa ha capito di me?».
Il Vangelo dice: “che cosa dice di me la gente?”.
E gli apostoli riferiscono.
Ovviamente gli ebrei, avendo tutto un patrimonio culturale di profeti, di figure significative, identificano Cristo come uno di questi grandi profeti. L’hanno visto fare miracoli, l’hanno sentito predicare cose bellissime, quindi sentono che davvero c’è lo Spirito del Signore con lui.
Ma Gesù a questo punto guarda negli occhi i suoi dodici e dice loro:
«Mi interessa di più sapere cosa ne pensate voi. Per voi io chi sono?».
Il Vangelo dà la risposta immediata. Io sono convinto che Gesù gli ha lasciato almeno un giorno o due per dialogare tra di loro, per discuterne, un po’ come si fa quando si fa un ritiro spirituale,
Alla fine il portavoce, Pietro, prende la parola e pensa di avere trovato la risposta giusta, usa anche il termine giusto:
«Tu sei il Cristo!».
Cristo vuol dire unto, consacrato, mandato da Dio; quindi fra tutti i profeti sei il profeta migliore. È fermo ancora lì. E d’altra parte questo era il cammino percorso.
Allora Gesù intuendo che in Pietro non c’è una comprensione profonda della missione che il Padre gli ha affidato e che lui deve andare a compiere a Gerusalemme, chiama tutti i dodici vicini e dice loro quello che gli succederà nei mesi che stanno per arrivare e dice:
«Io vado a Gerusalemme, porto un messaggio talmente stravolgente per la mentalità attuale e non verrò accettato, mi prenderanno, mi imprigioneranno, mi flagelleranno e mi uccideranno».
Notate nel Vangelo, tutti i vangeli riportano tre volte questa profezia della Passione: cioè Gesù per tre volte dice con molta chiarezza qual è il progetto che Dio ha per salvare l’uomo.
Perché l’obiettivo non è far soffrire Gesù; l’obiettivo è ricongiungere finalmente questo amore paterno di Dio con la sua povera creatura umana che l’ha rifiutato, l’ha tradito.
E non c’è un’altra strada se non quella dell’Amore incarnato nella persona di Gesù che dona tutto se stesso e diventa davvero l’anello di collegamento fra il cielo e la terra, fra Dio e ciascuna delle sue creature; e il prezzo da pagare contro questo male terribile che è il peccato dell’uomo che rifiuta Dio, il prezzo da pagare, è il prezzo della vita di Cristo, il suo Sangue.
Il sacrificio. Il vero sacrificio: il dono totale di sé, l’essere totalmente fiduciosi in questo Dio e non riservare nulla per sé.
Dice cose così difficili che Pietro, saggio, - come noi, no? - che ragiona, che ha i piedi per terra... Pensate, il vangelo lo dice con delicatezza, ma è una scena terribile questa:
"Pietro prese da parte Gesù e incominciò a rimproverarlo".
Ve lo immaginate? Pietro che rimprovera Gesù!?
Pietro si mette davanti a Gesù e gli dice:
«Ma ragiona: tu non devi morire, tu devi prendere le armi per cacciare via i romani, devi mettere in piedi il regno di Israele e noi siamo tutti con te!
Capite? A me pare di vedere certe volte quando noi preghiamo: andiamo davanti al Signore, anche a casa nostra, in Chiesa, dove voi volete, e gli diciamo:
«Signore, Ti rendi conto che le cose che capitano nella mia vita non mi vanno bene? Svegliati, vieni qui a cambiarle, perché io so quello che devo fare, quindi lo chiedo a te e tu devi obbedirmi, Signore, perché io ragiono meglio di te»
Ecco Pietro ha fatto questa parte, che noi facciamo tantissime volte, di pensare che noi abbiamo capito tutto, e allora andiamo dal Signore a tirargli la giacchetta e a dirgli: «Signore svegliati! Aiutami. Perché non fai quello che io ho pensato?».
Allora Gesù prende Pietro e gli dice una parolaccia terribile: “Satana!”
Satana,… e lo spiega Gesù, per fortuna, “Perché ragioni come gli uomini e non come Dio!”
C’è un progetto di Dio! O tu sposi questo progetto lo fai tuo, entri davvero nel progetto del Padre o la tua vita non è salvata! Devi ragionare come ragiona Dio"
Allora come faccio a ragionare come ragiona Dio, chi me lo insegna? Dove lo trovo?
E allora Gesù aggiunge una parola:
«Mettiti qui! Dietro a me»
Questa è una figura bellissima nel Vangelo: Gesù che cammina e gli apostoli, dietro!
Ma capitemi, non è il fatto di mettersi fisicamente proprio dietro.
È il fatto di riconoscere che c’è il Maestro e che noi siamo i discepoli.
Che lui mi indica il cammino e io seguo il cammino che lui mi indica,
Che io entro in un rapporto serio, profondo di conoscenza di Gesù, per mezzo della sua parola, per mezzo della preghiera, per mezzo dei Sacramenti, un’intimità veramente profonda fino a diventare una cosa sola con Lui... Allora, a quel punto, incomincio anch’io a pensare come Gesù, a scegliere quello che sceglierebbe Gesù, a dire le parole che direbbe Gesù, a comportarmi come Gesù, ...
Divento a mia volta "un Gesù" che cammina con i piedi per terra ma con il cuore e la mente assolutamente legati al progetto del Padre.
Gesù dice ai suoi apostoli: «Adesso meditate il silenzio, non dite queste cose a vanvera», quante parole vuote, quante parole inutili.
No, no,… entrate nel profondo, meditate, riflettete, domandatevi:
«Ma io prendo sul serio davvero l’idea che il progetto della mia vita è nelle mani di Dio?
Cerco di capire cosa mi sta chiedendo il signore per mezzo delle cose che mi capitano?
Le accolgo comunque come un segno del Signore che bussa alla mia porta, mi chiede di prendere sul serio questa vita terrena, nella prospettiva di viverla come la vivrebbe Gesù, per poter poi vivere per sempre con lui?».
Allora a questo punto dopo aver fatto la domanda, Gesù ci fa una proposta, una proposta bella, impegnativa, - da Gesù cosa ci aspetteremmo? Delle cose dette così tanto per dire come le diciamo tante volte per convenienza? - ...
Gesù ci dice: «Vuoi venire con me?»
Dobbiamo dare ognuno di noi questa risposta. «Vuoi venire con me?».
Se vuoi venire con me, ti faccio due proposte:
1)Rinnega te stesso.
Traduciamolo, perché io stesso ho fatto fatica ad andare a cercarne una spiegazione.
Rinnegare se stessi, vuol dire finalmente capire che mi ha creato Dio! Non sono nato per caso, la mia vita viene da lui, è un Padre buono che mi ama, e mi ha chiamato all’esistenza perché vuole che questa mia esistenza duri per sempre.
Devo decidere di fidarmi di lui, devo smettere di mettere me al primo posto, di pensare che sono io che capisco tutto, io che decido tutto, io che posso decidere che cosa è il bene, che cosa è il male, cosa devo fare cosa non devo fare. E avere Dio come schiavetto, a cui chiedo di aiutarmi perché il progetto è mio.
“Smettila di pensare a te stesso! Rinnega te stesso!”
Capite, non è qualche cosa di masochistico ma è il contrario.
Prendi atto che la tua forza, il tuo sostegno è Dio che ti ha creato.
Se finalmente ti fidi di Dio la tua vita si illumina, comincia ad avere senso!
Sai da dove vieni: vieni da Lui.
Hai una meta precisa: vai a Lui.
E tu chi sei? Sei suo figlio.
Lui è il tuo papà e ti ama, e vuole la pienezza della tua vita.
Quindi “smettere di pensare a se” equivale a dire: fidati di Me!
Mettiamo la nostra fiducia nel Padre, nel Figlio, nello Spirito Santo!
Ma capitemi, seriamente. Non con le parole della preghiera.
È facile dire una preghiera con la bocca, no, no, Signore mi fido davvero di te!
2) Allora la seconda proposta, dice: «Se vuoi venire con me, smettila di pensare a te stesso, rinnega te stesso, fidati di me… e prendi la tua croce e seguimi!».
«Prendi la tua croce e seguimi!».
Allora la parola “croce” va spiegata.
Certamente, quando Marco scrive questo Vangelo, Gesù è già morto in croce ed è già risorto.
Quindi la parola croce è luminosa, non è più una cosa terribile, è la strada della vittoria, la croce di Cristo è gloriosa!
I cristiani non hanno avuto vergogna di prendere il simbolo peggiore che c’era in quel mondo, - la morte dello schiavo, la morte della persona che non conta nulla, il simbolo più crudele - e l’hanno fatto diventare il simbolo della nostra fede, perché su quella croce c’è Cristo risorto.
Allora quando Marco scrive questa parola e la mette sulla bocca di Gesù e propone, propone a ciascuno di noi, di prendere la propria croce e di seguirlo sta dicendoci:
«Prendi sul serio il progetto che Dio ha su di te, abbraccialo, vivilo come lo ha vissuto Gesù».
E come lo ha vissuto Gesù?
Donando la propria vita fino all’ultima goccia del suo Sangue.
Cioè, se ti imbarchi in una strada, vacci fino in fondo, non scherzarci…
Ma lo facciamo nelle cose terrene!
Ma guardate negli affari: fatta una scelta, la gente si massacra di lavoro, di impegno per realizzare quei quattro soldi che poi deve abbandonare.
O guardate lo sport: - in questa giornata è bello pensare a queste due tenniste italiane - quanti sacrifici? Quanto impegno per arrivare a stabilire un primato?
E perché non lo facciamo nella nostra fede?
Allora Gesù ci dice: «Se hai preso una decisione, se hai chiara questa progettazione, se hai una meta da raggiungere, ma buttati dentro davvero», certo non è facile.
La croce è fatta da due bracci:
uno va verso l’alto, è la nostra fiducia in Dio, la nostra obbedienza la Padre, il sapere che questo papà ci vuole davvero bene e gli do la mia vita.
Ma poi c’è anche il braccio orizzontale: cioè il braccio della solidarietà con le cose della terra, quelle quotidiane, le difficoltà di tutti i giorni.
La voglia sarebbe di buttarne via uno di queste due bracci.
Qualcuno nega Dio e si impegna solo nelle cose sociali,
Qualcuno si rifugia nella preghiera e non si interessa delle cose di questo mondo, della sua vita dei rapporti con le persone…
Errori tutti e due.
E Gesù ci dice: «fidati del Padre, abbraccia i tuoi fratelli, amali anche se l’incrocio di queste due realtà è un incrocio che ti fa soffrire, ma è una sofferenza che ti da la vita»
E allora arriviamo all’ultima frase del Santo Vangelo di oggi e Gesù ci dice:
«Vedi c’è una logica terrena e uno vuol salva la propria vita».
Per salvarla allora noi accumuliamo un po’ di cibo, un po’ di soldi, vestiti, medicine, assicurazione e alla fine perdi la vita,… muori.
E qualcuno invece dona la vita, sembra che la butti via, abbiamo persone davvero, - ma tutti noi, spero, che siamo qui in Chiesa stamattina, - che doniamo la vita quotidianamente nelle piccole cose o nelle grandi situazioni e cerchiamo davvero di vivere.
E la gente magari ci guarda e dice «Che stupidi quei cristiani lì, guarda, potrebbero divertirsi, fare tante cose fantastiche e invece si danno da fare per accogliere gli immigrati, per visitare i prigionieri, per far compagnia ai malati, agli anziani,... ».
Bene, Gesù ci dice:
«Scegli qual è la logica nella quale vuoi vivere:
puoi credere di salvare la tua vita sulla terra, e la perdi,
o doni la tua vita su questa terra, - e agli occhi di qualcuno, è una vita persa, - e io te la conservo per tutta l’eternità»
Quindi il Vangelo di stamattina è veramente una bella provocazione sul modo di vivere.
Ma io vorrei terminare, direi, con la prima domanda di Gesù: “Chi dite che io sia?”
Diciamoglielo!
E lo diciamo continuando l’Eucarestia, facendo la Comunione, Pregando Insieme:
Gesù Tu sei il volto del Padre,
Tu ci hai rivelato un Padre che ci ama,
Tu sei colui che ha vissuto la sua vita nell’Amore, nella gioia, aiutando i poveri, consolando i sofferenti, guarendoli, dandoci un bellissimo ideale di vita...
Tu sei colui che, finalmente, ci fa capire il senso del nostro vivere,
Tu sei la Via, la Verità e la Vita,
Senza di Te non abbiamo speranza,
Aiutaci a essere capaci di accoglierTi e di abbracciarTi e di seguirTi.
Ci vogliamo mettere davvero in cammino dietro di Te.
Omelia della XXIV domenica anno B 13_09_2015 Vieni con Me.docx