Share |

Articoli

torna all'elenco

Sollennità di Maria Assunta alla gloria celeste

di Don Ferdinando Colombo

Omelia della Solennità di Maria Assunta alla gloria celeste

Bologna, Santuario del Sacro Cuore, ore 8 del 15 agosto 2015

 

 

+ Dal Vangelo secondo Luca Lc 1,39-56

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore

e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà della sua serva.

D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente

e Santo è il suo nome;

di generazione in generazione la sua misericordia

per quelli che lo temono

Ha spiegato la potenza del suo braccio,

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni,

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati,

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo,

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva detto ai nostri padri,

per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

 

 

Vorrei comunicarvi la mia gioia stamattina nel poter parlare di Maria, nel celebrare insieme con voi, resto fedele del popolo di Dio, che passa questo giorno cosiddetto di vacanza qui nella nostra bella parrocchia. La gioia di poter parlare di Paradiso. Oggi parliamo del Paradiso ma non solo quello di Maria, del nostro paradiso, la meta finale dove siamo chiamati tutti ad arrivare.

 

Ci hanno aiutato molto bene le letture di oggi: il brano dell'Apocalisse nella Prima Lettura ci dà questa visione meravigliosa di questa donna cosmica vestita di sole, che domina anche le stagioni, domina i tempi, le fasi lunari, questa donna che ha le stelle che la circondano.

Nel pensiero dello scrittore, è la Chiesa, è ciascuno di noi, che facciamo parte di questa comunità, di questo Corpo, che è il Corpo di Cristo, la Chiesa di cui Lui è il capo.

 

Ma nella lettura che tutti i secoli ne hanno fatto, la Madonna entra in questa visione proprio come la migliore dei cristiani, la prima, la più perfetta.

Allora in questa visione di Paradiso c'è anche però una lotta terribile, un drago che vuole mangiare, divorare questo bambino che viene generato, questo Figlio di Dio.

Ma Dio interviene, e il suo programma, il suo progetto, la sua volontà su ciascuno di noi è ben più forte di ogni male che ci possa essere.

 

La seconda lettura ci ha parlato con forza esplicita: Cristo è risorto e noi con lui.

 

E infine lasciatemi dire che anche il Vangelo ci parla di Paradiso.

Provate a immaginare di essere insieme nella casa di Elisabetta a gustare questo bellissimo incontro.

Questa giovane ragazza che si è fatta centoventi, centotrenta chilometri da Nazareth per arrivare a Ein Karem dove abita Elisabetta, per aiutare questa sua cugina anziana che, essendo incinta, ovviamente ha un po' di problemi fisici da risolvere.

 

E lei parte e si incontra. Ecco questo momento viviamolo insieme: la gioia di questo colloquio fatto di Spirito Santo per le parole che dicono, i gesti che compiono, quel sussultare di Giovanni Battista nel grembo di Elisabetta, che sente nel grembo di Maria la presenza di Gesù. E allora capite che qui è veramente un momento di Paradiso, momento in cui c'è Padre, Figlio e Spirito che raccolgono insieme due semplici donne a cui il mondo non fa caso.

 

Questa è la nostra vita quotidiana, anche adesso in questo momento questo nostro essere qui riuniti nella fede, nella preghiera, nell'ascolto della parola, ecco questo è un momento di Paradiso perché in mezzo a noi c'è lo Spirito che ci permette davvero di entrare nel profondo.

Siamo qui a compiere la volontà di Dio e il nostro fiat, il nostro sì, lo diciamo come Maria. E Gesù è al centro di questa nostra celebrazione: Padre, Figlio e Spirito Santo ci hanno riunito per parlare di Paradiso.  

 

E allora voglio ricordarvi che il 1 novembre 1950 Pio XII, - qualcuno di noi con i capelli bianchi qui se lo ricorda,- proclamò un Dogma della nostra fede, ossia uno di quei pilastri a cui noi possiamo ancorare la nostra vita, per dare sicurezza alla nostra fede, ed essere sicuri di quello che affermiamo.  Pensate che bello: essere delle povere creature umane e poter affermare qualcosa di definitivo, di eterno, ben superiore a tutte le nostre possibilità.

 

E che cosa ha affermato il Papa Pio XII?  Esattamente queste parole:

«l'Immacolata Concezione, Madre di Dio, sempre vergine, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

 

Parole semplicissime che ci ricordano le caratteristiche della persona di cui parliamo.

Ho voluto soffermarmi perché quando dico "Immacolata Concezione" dico che lo Spirito Santo è entrato in lei come in noi nel giorno del Battesimo.

In Maria la presenza dello Spirito ha preceduto, addirittura, la possibilità del peccato originale. 

In noi il battesimo entrò dopo, ma l'effetto, la forza dello Spirito è il medesimo.

Non abbiamo due spiriti di entità diverse: è l'amore del Signore che ad ogni creatura porta davvero subito il suo abbraccio.

 

"Madre di Dio". quando dice "Madre di Dio", dovete pensare a una creatura che si rende disponibile a dire il suo "si" al Padre. C'è un progetto, di te mi fido Signore; il tuo progetto è certamente migliore del mio. Mi metto nelle tue braccia.

Allora ecco Maria che dice il suo "sì" e noi chiamati a nostra volta a dire il "si" giorno per giorno, come Maria, in modo che la nostra vita non sia un capriccio di quello che oggi ci piace e domani non ci piace più; ma diventi davvero una realizzazione, per quanto lenta, faticosa, a volte segnata persino dal peccato, ma soprattutto segnata dal Perdono, dalla grazia che ci rinnova, che ci permette di realizzare in noi il grande progetto di Dio, che ha una meta precisa, quella di portarci a vivere per sempre con Lui.

 

E poi aggiunge "Vergine, sempre Vergine".

Ecco questo termine è bellissimo se noi lo leggiamo nel senso della unione profonda piena d'amore tra Maria e Gesù.

Una totale dedizione per cui lei diventa la discepola migliore, che ascolta più di tutti gli altri quello che Gesù fa.

Ed è questa consanguineità tra mamma e figlio che a noi è data - e questo è un grande regalo, - anche stamattina, quando comunicando al Corpo e al Sangue Cristo, la forza vitale di Gesù entra dentro di noi e anche noi diventiamo consanguinei di Cristo.

 

Allora capite che parlare di Maria che è portata nella pienezza della vita nuova, -  il termine usato dal Papa è molto bello: assunta alla gloria celeste, -  non dice che l'ha presa da qui e l'ha portata in un altro posto, non esiste un posto, esiste una relazione, essere creature umane, semplicemente terrene; arricchite dai doni della grazia, e diventare finalmente concittadini, parte vitale di quel Corpo unico che è la Trinità in cui vivremo per sempre nell'eternità. 

E allora essere assunti alla gloria celeste vuol dire entrare, finalmente, nella pienezza della realizzazione umana.

Non si tratta di un posto, non si tratta di andare verso l'alto o verso il basso o da qualche parte. Non esiste il posto "Paradiso". Esiste la relazione profonda tra noi e il Signore.

 

Fino a qui io penso che non abbiamo né dubbi né incertezze, ma l'affermazione finale è quella che conta: "con la sua anima e con il suo corpo".

Allora io vorrei che subito pensassimo ai nostri defunti.

Noi tutti abbiamo qualche persona che abbiamo amato con tutto il cuore che adesso non è più qui fisicamente con noi.

"Vado al cimitero". No, al cimitero non c'è assolutamente. Li ci sono i resti umani, materiali.

Io la posso ricordare con un bel quadro, una fotografia, conservo una lettera che lei mi ha scritto perché veramente la mia mamma mi voleva tanto bene, ma la mia mamma non è nella lettera, la mia mamma non è al cimitero, la mia mamma è nella realtà definitiva del Signore, con la pienezza della sua persona.

 

Ecco, questa è l'affermazione grande che ci fa la Chiesa quando ci addita Maria, assunta con anima e corpo.

Vedete l'espressione con anima e corpo è un'espressione che risente di una certa cultura.

Oggi noi diremmo con più precisione: "Maria con tutta la sua persona, con tutta la sua storia, con tutte le sue relazioni umane" e quindi con il fatto - come ci ha ricordato il Papa - che è sempre Vergine, che è Immacolata Concezione, che è Madre di Gesù, ma che ha aiutato gli apostoli agli inizi della Chiesa, che ha saputo ascoltare suo Figlio e stargli fedele fino ai piedi della croce.  

Tutto questo oggi è realtà definitiva che vive per sempre.

 

E allora anche adesso facciamo il passaggio a noi: la nostra storia, la nostra vita, il nostro voler bene alle persone, le relazioni umane che stabiliamo, per qualcuno di voi l'essere coniuge di un'altra persona, - cioè vuol dire essere una carne sola, come ci ha detto Gesù, - l'essere generatrice di vita, - la mamma per i suoi figli, - tutti noi siamo figli di una mamma - ecco questa relazione profonda non muore, non sparisce, non viene dimenticata, ma viene portata alla pienezza della vita.

 

Allora quando nel Credo diciamo "credo la risurrezione dei morti", o quando, rinnoviamo le promesse battesimali, diciamo "credo la risurrezione della carne", noi stiamo proprio dicendo che, come Dio ha deciso di diventare uomo, creatura umana, ha assunto tutto della nostra vicenda terrena, persino la morte.

Ma proprio passando attraverso questo dramma, nella sua risurrezione, il suo corpo, -  ricordate tutti gli episodi della Pasqua, ricordate Tommaso che mette la sua mano nel costato di Cristo e le dita nel foro dei chiodi, ricordate Gesù che chiede del pesce da mangiare, - ecco con il suo corpo è risorto è vivo e vive perennemente, nella Trinità; un corpo umano!

Così Maria viene proclamata dalla Chiesa, oggi, presente con tutta la sua storia, la sua persona, la sua integrità di persona umana, perfettamente unita al Padre, al Figlio e allo Spirito.

 

Allora noi crediamo davvero che la nostra vita può raggiungere la stessa meta.

Cristo, Dio incarnato, uomo come noi, risorto, il suo corpo risorto nella realtà definitiva.

Maria donna come noi, piena di Spirito Santo è nella realtà definitiva con tutta la sua storia, la sua personalità, diciamo pure corpo e anima, se volete.

Noi, possiamo affermarlo, siamo destinati alla medesima meta.

 

Questa è la nostra fede e per questo la preghiera iniziale della Messa diceva: "Signore aiutaci a pensare alle cose definitive".

Certo andiamo anche a riposarci, a godere un po' di fresco quando fa troppo caldo o scaldarci quando fa freddo,  curiamo il nostro corpo, facciamo che non si ammali, diamo futuro ai giovani. Perfetto.

Ma soprattutto additiamo la meta definitiva, che dà senso anche a tutte queste nostre attività terrene.

 

A me piace pensare in questo momento che Maria è qui con noi, in Chiesa.

E fra poco il sacerdote lo dice, - lo dice tutte le volte che celebra, - sono riuniti tutti i santi, non sono altrove, sono qui con noi e li chiameremo e diremo: "uniti con la Vergine Maria" e poi diremo che siamo uniti con i vari Santi.

Allora voi dovete pensare che i nostri cari defunti, - penso davvero ai miei genitori, ai miei nonni, parenti, fratelli e sorelle, - tutti qui radunati, attorno all'altare, insieme con noi, più vivi di noi, veramente riuniti finalmente nella realtà definitiva, a intercedere perché non ci distraiamo, perché davvero riusciamo a prendere sul serio il fatto che abbiamo una meta meravigliosa di cui non dobbiamo aver paura,  e dobbiamo vivere nella speranza, nel desiderio di arrivarci tutti insieme.

 

Io penso alla bellezza di una mamma e di un papà che vogliono, come coniugi, intanto essere uniti per sempre, ma poi avere i loro figli che vengano in Paradiso con loro; allarghiamo l'orizzonte pensate a tutte le creature umane.

Ecco leggiamolo in senso cosmico questo Dio, Padre veramente di tutte le sue creature, che le vuole radunare tutte nella realtà definitiva.

 

Paradiso. Noi viviamo per il Paradiso. L'augurio più bello che io posso farvi stamattina è "arrivederci in Paradiso".

Ecco chiediamo al Signore che alimenti, guardando la figura di Maria, questa nostra fede.

E allora del nostro cuore potrà scaturire, davvero con gioia, questo inno di Maria:

«Signore io magnifico davvero la tua grandezza, il tuo amore, perché tu sei colui che dà senso alla nostra vita».

Preghiamo così durante l'Eucarestia: "Che, per noi e per tutte le persone a cui vogliamo bene, il Paradiso sia la meta verso la quale camminiamo".

Omelia della Solennita dellAssunta 15_08_2015.docx