di Colombo Don Ferdinando
+ Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,24-35
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Il Vangelo di stamattina mette sulla nostra riflessione una situazione che tutti noi stiamo vivendo, purtroppo anche ripetutamente, un pò come hanno fatto gli ebrei che avevano mangiato il pane dopo che Gesù lo aveva moltiplicato, di cercare di nuovo le cose materiali che ti danno immediata soddisfazione.
E Gesù senza mezzi termini lo dice: “Voi mi cercate perchè avete fame, volete ancora avere gratuitamente, senza impegnarvi, senza essere solidali, avere le cose materiali, di cui giustamente avete anche bisogno”.
C’è un atteggiamento un po' superficiale che, ripeto, abbiamo un po' tutti e ripetutamente, perché poi, quando ci facciamo sopra le nostre riflessioni, anche noi dovremmo cercare di cambiare mentalità.
I bisogni materiali sembrano così impellenti a volte che dove c’è da prendere, prendiamo e non stiamo a guardare troppo per il sottile. Penso che vi sia capitato qualche volta che avete fatto un gesto di solidarietà con qualcuno e quel qualcuno non si è neanche accorto che voi glielo facevate. Ha preso ciò che gli davate ed è se l’è portato via.
Un po' come fanno i bambini e a volte facciamo anche noi, prendiamo l’oggetto ma non guardiamo la mano di chi ce lo da. Prendiamo il dono, ci lasciamo catturare dal dono e ci dimentichiamo di riflettere da dove viene questo dono. La vita, il mondo, le cose di cui possiamo godere sono doni continui con cui il Signore circonda la nostra vita.
Sopratutto l’averci chiamato alla vita, l'averci dato la possibilità di conoscere Lui, di entrare davvero in un rapporto profondo con Lui.
Allora Gesù a loro, io dico a noi stamattina, dice: "smettila di cercare le cose che ti fanno comodo al momento, lavora, guadagna cerca di comprare le cose necessarie, ma fai un salto all’insù, domandati di che cosa hai veramente bisogno, non ti rendi conto che le cose materiali non ti danno vera gioia; che addirittuta per possedere qualcosa di più... riesci a scannarti con tuo fratello, con la tua famiglia, con gli amici; io non lo voglio questo coniuge... rompendo anche la famiglia per quattro soldi, per dei beni materiali".
Gesù in fondo ci dice siate persone umane, cercate di essere seri, di entrare davvero nel senso profondo del vivere e rendetevi conto che c’è un pane che entra dalla bocca e va nel ventre e se ne esce ma di cui hai bisogno ancora domani, dopodomani che non ti sazia mai e ci sono delle cose molto più importanti, più necessarie senza delle quali la tua vita non ha senso.
Questa è la prima provocazione di Gesù per ciascuno di noi.
Allora la gente sembra aver capito questo primo passaggio e dice a Gesù: "Quali sono le opere che dobbiamo fare?"
E di nuovo siamo caduti in una situazione di tipo un pò materiale, "fare delle cose", venire a Messa la domenica, dire il Rosario, obbedire ai dieci comandamenti, cose da fare.
Dio di queste cose non sa cosa farsene, non ha bisogno dei nostri tributi, non ha bisogno dei nostri sacrifici.
Dio chiede un rapporto personale con Lui, allora Gesù esce proprio allo scoperto con la gente e dice loro: “Io sono il pane della vita” è la frase finale del vangelo di questa mattina: “chi mangia di questo pane non avrà più fame, non avrà più sete, mai”. Quel mai finale è molto forte, come dire: "non accontentarti di piccole cose, ma cerca veramente l’essenziale, vai alla sostanza".
Ho detto delle frasi che forse vanno spiegate.
Vi ho detto che Dio non ha bisogno della nostra Messa, non ha bisogno delle nostre preghiere perchè Lui non ha "bisogni", Lui ha "doni", è Lui il dono, è Lui che si dona a noi, è Lui che vuole essere davvero accolto, come colui che ama la nostra vita e la riempie della sua presenza.
Non la riempie di cose materiali, la riempie di sé, di una presenza d’amore che da senso profondo alla vita dell’uomo.
Allora tornando un passo indietro, quante volte nei bisogni materiali, anche tra persone che si amano, io penso ai coniungi nella loro famiglia, ci sono degli scambi di doni materiali dall’uno all’altro, ma pensate a come sarebbe ridicolo se il nostro rapporto interpersonale d’amore si riducesse allo scambio dei beni materiali, lo potremmo scambiare con qualcun'altro che magari ce ne darebbe anche di più di beni materiali; e noi sappiamo che più che il dono che ci viene dato in quel momento, più che l’oggetto che ci viene dato, conta il cuore con cui ci viene dato.
Conta di più la profondità del rapporto, della relazione.
Gesù ci sta dicendo: io per voi sono quella relazione indispensabile senza della quale la vostra vita non ha senso.
Allora siamo passati dal pane, che diventa un simbolo anche nel Vangelo di Giovanni, a Gesù che è il vero pane.
Gesù non ti da il pane, Lui è il pane. E’ di Lui che abbiamo fame.
Ma non vi rendete conto che anche quando cerchiamo la bellezza, quando cerchiamo l’amore, quando cerchiamo la verità, quando cerchiamo la giustizia noi non possiamo trovarla se non in Lui, è Lui la pienezza della vita.
Allora Gesù ci dice: "accoglimi in questa pienezza di dono e non cercare più di moltiplicare tante piccole attività, tante preghiere, tante cose materiali, ma cerca di entrare in un rapporto d’amore con me.
Gesù non ha bisogno, lo ripeto dando concretezza, di pratiche religiose, di cose da fare, Gesù ha bisogno di cuori che amano.
Poi è chiaro che se un cuore ama ed è veramente in relazione con Lui, scaturiranno gesti bellissimi d’amore, come quello di prendere sul serio la sua presenza nell’Eucarestia e di passare un’ora in adorazione davanti a Lui, ascoltando lo Spirito che parla al nostro cuore e che ci parla di quanto amore Lui ha per noi.
Scaturirà una bella celebrazione Eucaristica che non sarà la presenza fisica in un ambiente mentre il prete fa le sue cose ed io penso ai miei pensieri; non sarà la ripetizione di formule a memoria, dette come le poesie dei bambini, nelle quali non mettiamo il nostro cuore, ma diventerà davvero un coro bellissimo di persone che pregano e che cantano insieme, perchè sentono che al centro del loro cuore c’è la presenza di Cristo.
Capite come con l’impostazione esatta le cose diventano sostanza, ma se non c’è la sostanza le cose diventano delle sciocchezze e questo vale nell’amore umano, vale nelle relazioni tra di noi tanto più nella relazione con il Signore.
Allora mi ponevo una domanda finale di questa riflessione: cosa posso fare concretamente per entrare davvero in questa relazione più profonda? Io vedo che anche nelle relazioni umane se non conosco bene una persona faccio fatica a volergli bene, se non ho un rapporto costante, esistenziale è un pò estraneo a me; lo posso incontrare ma non mi interessa molto.
Allora:
- la preghiera personale, ma non intesa come parole ripetute, ma come ricerca di dialogo d’amore con il Signore;
- l’ascolto della parola, ma prendere proprio sul serio che, ogni giorno, almeno una pagina di vangelo, noi dovremmo leggerla, perchè Gesù parla al nostro cuore, e da lì potrà scaturire una risposta d’amore;
- ma poi, mi pare che Gesù ce l'ha insegnato, che Lui ci ha chiesto di incontrarlo non solo e non principalmente nei misteri liturgici, ma di incontrarlo nel volto delle persone che sono con noi; ha detto, addirittura, che saremmo giudicati su come avremo amato le persone che sono intorno a noi.
Per cui non devo andare a cercare Gesù in un ambiente sacro come la Chiesa, non soltanto in un rito che siamo celebrando, che pure sono livelli molto belli e altissimi, ma devo cercarlo nel quotidiano di ogni relazione, di ogni rapporto, dove dovrei cercare di essere io "il Gesù" che ama le persone che incontra e che si comporta come Gesù farebbe, al mio posto.
Allora chiediamo al Signore questa sensibilità profonda di relazione d’amore.
C’è una preghiera che Lui ci ha insegnato e dice “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
Non so cosa pensate voi quando arrivate a quel punto della preghiera.
Io ringrazio il Signore e il primo pensiero che mi viene è quello di pensare all’Eucarestia: quello è il pane quotidiano, quello indispensabile. Può mancare quell’altro pane, ma non può mancare la comunione con Gesù, Pane che ci riempie di vita.
Ringrazio il Signore di avermi chiamato al sacerdozio e lo ringrazio perché ogni mattina, nel celebrare l'Eucaristia, mi dà la gioia e la responsabilità di rendere presente e disponibile, per tutti voi, il suo Pane che dà la vita, "il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia".
Continuando ora la celebrazione, dal nostro cuore dovrebbe scaturire il grido di fede e di amore: "Dacci sempre questo Pane!" perché è il "Pane Vivo", è Gesù.
Omelia della XVIII domenica per anno B.doc