di Colombo Don Ferdinando
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».
Il Vangelo di questa mattina conclude il capitolo sesto di San Giovanni che abbiamo letto nelle ultime 5 domeniche. E lo conclude solennemente con una professione di fede da parte di san Pietro a nome di tutti, a nome nostro che mi auguro che anche noi siamo in grado davvero di fare con le stesse parole chiedendo allo Spirito santo che ci illumini a scegliere con decisione Gesù in tutta la sua pienezza.
Avete sentito la prima lettura dal Vecchio Testamento: c'è un momento in cui il capo della comunità Giosuè ci domanda in che cosa crede il suo popolo.
Portiamolo ad oggi: il Papa che si domanda che cosa crede la Chiesa; il Vescovo che si domanda che cosa crede la sua Diocesi, noi qui; il parroco, i sacerdoti che si domandano in che cosa crediamo come popolo di Dio.
Molti idoli: il piacere, il potere, la sopraffazione, l'accumulo dei beni.
Allora Giosuè dice: - Decidete con chi volete stare. Io sto con il Signore che ci ha liberati dall'Egitto.-
E il popolo fa un solenne giuramento e dice: - Anche noi scegliamo il Signore.-
Poi si snodano i secoli della storia del popolo ebreo e lì ci sono veramente tutte le cose della nostra vita: il tradimento, l'abbandono,la dimenticanza del Signore, la ricerca dei soldi, del potere, la violenza sugli altri.
La risposta che Dio dà a questo male dell'uomo è l'incarnazione di Suo Figlio.
È una risposta, io direi, inaudita, talmente difficile da accettare, da accogliere nel suo profondo che San Giovanni nello scrivere il suo vangelo ha pensato di fare un capitolo intero in cui Gesù con dolcezza, con calma ci prende per mano e ci fa ripercorrere la storia della salvezza.
Provate a riflettere con me: vi ricordate 5 domeniche fa' la moltiplicazione dei pani, i bisogni immediati delle persone, cinquemila persone che mangiano condividendo quello che hanno portato ed è proprio la gioia della condivisione che fa nascere una specie di comunità umana seria.
I bisogni immediati e la gente è un po' come noi, insomma, dice: - Meno male, Dio pensa ai nostri problemi, però Dio è là lontanissimo, noi siamo qui, la nostra vita è direi sufficiente in sé stessa -. Cosa chiediamo a Dio? ... che ci dia da mangiare domani, dopodomani, che protegga le nostre cosa materiali, che mi faccia vivere tanti anni, che non mi faccia ammalare, tutte cose buone ma tutte cose che finiscono che non danno vita eterna.
Allora Gesù che accoglie questo popolo comincia a parlare e dice loro: - Ma vi siete accorti che la vostra fame non è solo di pane materiale, abbiamo fame di bontà, di giustizia, di una vita che abbia uno sbocco, che abbia una credibilità nella vita futura -.
Allora Gesù dice: - Non dovete pensare a un Dio lontano, chissà dove, e voi qui quasi direi degli schiavi che ogni tanto gli fate una preghiera, non so, gli fate un'offerta, voi dovete pensare che Dio ha scelto di mandare da voi il suo "pane del cielo" che sono Io e Gesù si presenta alla gente dicendo: - Io sono il pane che sazia la fame dell'uomo -.
Guardate che la gente ha capito molto bene e ha detto: - È strano, vuoi che un Dio, che è Dio, si fa uomo, che diventa creatura, che diventa uno di noi?-.
Ancora oggi quanta gente non crede all'incarnazione di Cristo, non crede che Dio è qui presente nella nostra storia, ha assunto la natura umana come la nostra.
Poi di domenica in domenica Gesù ha aggiunto..., notate proprio io vedo come se ci avesse preso per mano per rivelare il suo volto, per farcelo scoprire ma anche direi per educarci, per farci fare dei passi progressivi per cui da quando eravamo piccoli e pregavamo con delle formule a memoria, tanto per dire delle preghiere adesso che siamo adulti e Gesù ci dice: - Guarda che io non solo sono il Pane che Dio ha mandato ma vorrei essere mangiato da te, assimilato, vorrei che tu accogliessi la mia Parola, che tu approfondissi davvero come sono vissuto, quali erano i modi con cui io trattavo le persone, come io mi riferivo a Dio Padre accettando la sua volontà, ecco vorrei che tu assimilassi come si assimila il pane e diventassi davvero anche tu con la stessa mentalità che ho io -.
E poi domenica scorsa, direi la rivelazione, più bella, più grande, più profonda, più difficile se volete quando ha detto alla gente e dice anche a noi: - Prendete questa mia carne e mangiatela. Prendete il mio sangue e bevetelo.-
Il significato di questo annuncio è chiarissimo perché se noi pensiamo a Gesù che muore sulla croce, a quella carne straziata, a quel sangue versato fino all'ultima goccia, non c'è il minimo dubbio che Gesù ci sta dicendo che la vita vale, la vita diventa vera nel momento in cui la viviamo come l'ha vissuta lui nel dono totale alle persone che sono con noi.
Ma c'è un gesto ancora più bello secondo me da parte di Gesù che è cosciente di un cammino lento da parte nostra: nell'ultima cena con i suoi apostoli che avevano capito più o meno, come noi, prende del pane, lo spezza e dice: - Questo è il mio corpo, mangiatelo.-
Poi prende del vino e dice: - Questo è il mio sangue, bevetelo.-
Ma aggiunge alcune paroline importanti perché dice: - Questa è la nuova alleanza .-
quasi a dire che c'è un patto profondo di unità fra Lui e noi che viene cementato e anche direi proclamato proprio nel momento in cui tu accetti di mangiare il suo corpo e di bere il suo sangue. E poi proprio perché non siamo cannibali, questo mangiare il suo corpo e bere il suo sangue, è ritualizzato nel sacramento dell'Eucarestia.
Allora Gesù dice: - Vuoi davvero vivere una vita che abbia senso? Vuoi che la tua vita non termini con la morte fisica ma duri in eterno? Nutriti della mia presenza, vivi come vivo io. Mangiando il mio corpo e bevendo il mio sangue tu diventi come me -.
Gesù dice proprio questa frase: - Io in voi e voi in me -. Un'unione totale, un matrimonio, un legame che non si spezzerà mai più. Se entri in questa dimensione, in questo patto, in questo matrimonio, la tua vita comincia ad avere senso.
Ma non dobbiamo dimenticare che la vita di Cristo è stata davvero "dono", ricordiamo davvero quello che Lui ha fatto per tutte le persone che ha incontrato e quanto ha dato per noi.
Allora mangiare il suo corpo e bere il suo sangue non può essere ridotto a ritualizzare, a far la comunione, a dire delle preghiere ma diventa davvero l'impegno di dare la nostra vita per amore a tutte le persone che fanno parte della nostra esperienza umana.
Davanti a questa bellissima proposta avviene un episodio che ci riguarda tutti.
Dice il Vangelo che la gente ha reagito dicendo: - Abbiamo capito, ma non ci stiamo. E' troppo dura , ma scherziamo, io preferisco vivere una vita così insomma allegra, divertente, gli altri non mi interessano poi tanto, mi interessa avere le mie cose, le mie sicurezze -. Quindi non è una cattiveria, è un rifiuto di prendere sul serio la presenza di Gesù nella nostra vita.
Guardate le statistiche, guardate la gente che crede e che non crede ma non tanto la gente che viene in chiesa o che non viene in chiesa, che già son dei numeri preoccupanti ma guardate davvero chi pratica la giustizia, se è rispettoso del prossimo, ricerca davvero il bene della comunità e chi invece è esattamente il contrario.
È quello che è avvenuto a mangiare il pane erano cinquemila ad accettare la sua proposta e ne è rimasto un piccolo gruppo. Io dico che Gesù li ha contati con gli occhi, erano dodici.
Nel vangelo si racconta che i discepoli erano molti di più, ne ha mandati settantadue in giro a predicare, a fare esperienza di annuncio e anche quelli più intimi, quelli che avevano seguito Gesù hanno deciso di andarsene, se n'è fermato un piccolo gruppetto, ecco dove nascono i dodici.
Capite dove nasce il momento davvero della fede e, tra l'altro, lo sottolinea Giovanni, in mezzo a quei dodici, ce n'è anche uno che come facciata accetta ma nel suo cuore lo tradisce. Terribile; guardate che sta facendo una diagnosi dei nostri comportamenti.
Allora io vorrei che stamattina noi fossimo del gruppetto dei dodici e che Gesù potesse guardare verso di noi dicendo: - Volete andarvene anche voi? -.
Capite che parola dura usa Gesù, non dice: - Oh meno male che vi fermate qui che sono da solo, poveretto -.
È interessante Gesù dice: - Guarda ho fatto un annuncio che per quanto esigente è quello di donare la tua vita, è l'unica proposta valida, che dà senso alla tua vita.
Volete andarvene anche voi o accettate? -.
E da qui in avanti inizia la nostra storia di salvezza, la nostra storia d'amore con Gesù, il nostro desiderio di stare con Lui e glielo stiamo ripetendo di domenica in domenica perché veniamo a Messa, per dirgli: - Signore noi vogliamo stare con te, continua a tenerci per mano, continua a educarci, rivelaci sempre di più il tuo amore, facci entrare davvero in questa dinamica bellissima, di accettare la tua logica che ci porterà ad amare di più i fratelli, a rispettarli, a donare anche noi la vita.
E allora vedete, la domanda che Gesù ha fatto: - Volete andarvene anche voi - , io la traduco così: - Volete fare la comunione o non volete farla? -. Perché se fai la Comunione tu stai stringendo il patto di alleanza con Dio, accetti il matrimonio, accetti di essere una sola cosa con Lui, accetti di vivere come Lui, accetti di dare la vita agli altri come l'ha data Lui.
L'ho detto anche domenica scorsa quando il sacerdote, personalmente, qui ai piedi dell'altare alza l'ostia e vi dice: - Questo è il corpo di Cristo - . Lasciateglielo dire, ma dopo rispondete davvero un “Amen”, non biascicate qualche cosa, ditelo: - Signore io voglio stare con te. Quel “Amen” dev'essere davvero la forza della nostra decisione.
Ma poi io ho paura perché quante volte io ho tradito il Signore, quante volte poi le cose materiali mi hanno catturato, la mia prepotenza mi ha portato a non amare il prossimo e allora ho bisogno di quel pane, ho bisogno di quel Cristo che diventa la forza, di domenica in domenica, di comunione in comunione, per essere capaci davvero di donare la mia vita.
La comunione non è il premio di quelli buoni, la comunione è il cibo che alimenta coloro che vogliono lottare per diventare capaci di vivere come ha vissuto Gesù, assimilare Gesù nella comunione per essere capaci di vivere come viveva Gesù.
Ecco mi pare importante allora oggi ringraziare il Signore per averci preso per mano e adagio, adagio ci ha portato a capire come la sua presenza è indispensabile alla nostra vita.
C'è un gesto nell'Eucarestia che fra poco ripeteremo, un gesto molto importante perché non è più soltanto il mio atto di fede nella comunione ma è l'atto di fede della comunità qui riunita.
Il sacerdote prende del pane, prende del vino, lo consacra poi fa una bella preghiera in cui lo offre al Padre e alla fine prende in mano il calice con il sangue del Signore, il pane consacrato che è il corpo del Signore e lo alza qui davanti a noi e poi dice quello che il Vangelo ci ha detto, che noi siamo in Cristo, con Cristo e per Cristo.
Vi ricordate queste belle parole che dicono comunione, dicono patto di alleanza? Dice: - noi insieme con Cristo cosa facciamo? Nell'unione dello Spirito Santo che è la forza che ci tiene tutti insieme perche è l'amore stesso di Dio, eleviamo al Padre celeste ogni onore e gloria.
Ecco noi in pratica prendiamo degli oggetti creati, li consacriamo, li trasformiamo nel corpo e la presenza del Signore, li alziamo verso il Padre, invochiamo lo Spirito e tutti insieme diciamo che noi crediamo davvero a questa grande realtà.
L'Amen che dovrebbe esplodere dopo queste parole è un Amen di fede, di gioia, di riconoscenza, di ringraziamento.
Pensate che Sant'Agostino in una delle sue omelie dice alla gente: - Per piacere quell'amen ditelo meno forte perché quando voi lo fate sembra che tremino persino le pareti della chiesa -.
A volte invece qui a me pare che dopo aver detto quella preghiera, l'Amen si fa fatica a sentirlo ma perché non siamo più partecipi di questo cammino veramente di riscoperta della presenza del Signore alleato con ciascuno di noi.
Ecco continuiamo adesso l'Eucarestia e vi propongo non di recitare il Credo ma di rinnovare le promesse battesimali.
Gesù in fondo ha chiesto agli Apostoli: Da che parte volete stare? -.
Bè noi vogliamo stare dalla tua parte, Signore, e come quando da piccoli ci hanno battezzato e tante altre volte abbiamo rinnovato le nostre promesse battesimali anche stamattina vogliamo rinnovarle per dirti, con tanto amore, che ti ringraziamo e vogliamo stare sempre con te.
Omelia della XXI domenica per anno B 23_08_2015 Solo tu hai parole di vita.docx