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Missioni: I miracoli del Centro Educacional dom Bosco a Natal in Brasile
di Don Giacomo Begni, missionario salesiano
Carissimi Amici e Benefattori, nel nostro cammino ci capita di incontrare fatti e situazioni che hanno il potere di introdurci dentro esperienze che appartengono ad un mondo a volte sconosciuto o conosciuto solo superficialmente. Nel mio caso, a Natal in Brasile, un mondo in difficoltà e allo stesso tempo pieno di felicità. Nell’estrema periferia di questa città, piena di contraddizioni, sto vivendo il mio gioioso essere missionario.
Il Signore dona gioia a chi produce amore!
I salesiani qui a Natal (Nordeste del Brasile) hanno dato vita al centro Educacional dom Bosco nel quartiere Grarnoré, dove il lavoro educativo non si concede pause, ferie estive o invernali lavora dodici mesi su dodici, 365 giorni all’anno e vi posso garantire che è una vita meravigliosa, nonostante il peso e la fatica del quotidiano, vissuto con questa simpatico e conquistatore nugolo di bambini e bambine, in piena energia e voglia di vivere.
Grazie al cielo è tanta l’energia e la gioia che il Signore mi regala in questa singolare ‘fabbrica’ di Don Bosco che ha come scopo di produrre... amore! Articolo riccamente disponibile, gratuitamente, tra i nostri poveri.
È esattamente questa singolare produzione di amore che getta carburante portentoso e prezioso nel mio quotidiano lavoro missionario: un amore fecondo che genera e rigenera, fonda e rifonda, allieta e riconferma così la gioia e la serenità.
Quanto sono vere e preziose le indicazioni che il sorriso accattivante di Papa Francesco sta rispolverando, con sguardo lucido e sapiente, per noi, uomini e donne pieni di paure: paura di non farcela, paura degli altri, paura dei poveri, paura del domani, paura di non riuscire...
Per riuscire c’é bisogno di ripartire dalla periferia, dagli ultimi come ci ricorda Papa Francesco, che ci esorta a prender sul serio le parole del Signore:‘..invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti” (Lc 14, 12).
E ora, notizie da… questo mondo!
Quello da me conosciuto, è un Brasile ricco… solo per pochi. Lo scopri quando incontri la realtà quotidiana delle popolose periferie. Per questo stringe il cuore constatare l’assenza di politiche sociali vere, dove le persone siano considerate portatrici di diritti e non solo elettori disponibili al padrone di turno. Il Brasile della propaganda è una fotografia che non giova alla nostra gente, serve solo ad alimentare l’illusione dei poveri e a coprire l’ipocrisia di chi ha nelle mani il potere delle soluzioni, ma pensa ad altro...
Camminando nelle nostre favelas mi incontro sovente con la dura realtà di intere famiglie che vivono calpestate nella loro dignità: manca la fognatura, l’energia elettrica rimane in balia del bello o brutto tempo, la sporcizia nelle strade segnala lo stato di abbandono, il cibo sul tavolo (quando c’é il tavolo, - voglio dire - oltre al cibo) ridotto a farina e fagioli, la violenza giovanile imperante con percentuali di morte elevatissimi (quattro omicidi al giorno), educazione scolastica allo sbando, promiscuità e prostituzione infantile.... meu Deus, sostieni la nostra solidarietà e il nostro amore!
«Come può il Signore Gesù venire in questa casa?» mi ha chiesto in lacrime di commozione Beatriz, nella cui baracca sono entrato portando l’Eucaristia per dare conforto al marito ammalato, sdraiato su di una specie di materasso steso sulla terra battuta della casa.
Sono scene di quotidiano soffrire, dove la croce di Cristo deve essere alzata, affinché il dolore di Cristo sì possa unire al dolore a all’abbandono di questi figli e figlie di Dio.
Quando incontro bambini e adulti, il loro abbraccio pieno di tenerezza mi ruba il cuore, cercano in me la tenerezza misericordiosa del Padre di tutti noi, il Dio appassionato delle sue creature, specialmente le più fragili, che qui sovrabbondano.
Vorrei parlarvi di Pepé... di Alisson... dl Maysa... di Anny... di Shara... di Thiago... di Ana Paula... di Micaela... sono troppi gli 843 bambini e bambine perché io possa farlo.
Con l’aiuto della Petrobras, siamo riusciti a installare il corso di taglio e cucito di due anni per 400 persone, in maggioranza genitori dei nostri bambini.., e così il futuro appare più sereno, con la possibilità di un impiego e quindi di dignità e di pane sul tavolo di casa, nella speranza di abbandonare la favela.
Il povero ha un cuore: crede e prega
Nel frattempo non possiamo lasciarli senza un luogo di incontro e di preghiera. Papa Francesco ci tirerebbe subito le orecchie!
Ecco perché stiamo costruendo la Cappella polifunzionale Maria Ausiliatrice (serve a tutto: riunioni, catechismo, messa e sacramenti, giochi coi piccoli e le famiglie.. come è tutto più semplice da queste parti). C’è solo da stare allegri, vedendo i miracoli che si realizzano.
Non posso dimenticare i nostri 67 giovani apprendisti, che iniziano le prime esperienze lavorative, assunti con Contratto regolare da parte del nostro Centro Educacional dom Bosco e inseriti in imprese della città, come il Banco do Brasil, Il Ministero Pubblico, altri Collegi, e generalmente impiegati in servizi di appoggio amministrativo.
Dovrei parlarvi dei nostri 48 collaboratori, che a libro paga rendono possibile l’andamento del lavoro educativo e pastorale... ma che lascio da parte per non dilungarmi.
E i volontari? Sono una bellezza per entusiasmo e generosità... dovrebbero moltiplicarsi!
Un gioiosa e fraterno GRAZIE pieno di riconoscenza per l’aiuto che di buon cuore vorrete darci.
Il Signore vi accompagni e vi benedica sempre, Maria Ausiliatrice vi sostenga con tenerezza, don Bosco vi sorrida con gioia!
Arrivederci a presto... da quelle parti!