di Don Giampiero De Nardi e Don Peppe Leo
Don Bosco da 100 anni è presente in Honduras per mezzo dei salesiani che vivono in una delle due zone più povere e pericolose della capitale Tegucigalpa con due Comunità. Sette milioni e mezzo di abitanti vivono su un territorio uguale ad un terzo dell’Italia nel cuore dell’America Centrale, circondati da Guatemala, El Salvador, Nicaragua.
È una nazione molto giovane: basti pensare che il 65% della popolazione ha meno di 30 anni. Si presenta come un paese instabile socialmente, anche se ricco di risorse economiche. La violenza, che in questi ultimi anni ha preso sempre più forza, provoca ogni anno la morte di circa settemila persone, in maggioranza giovani, per omicidi legati alla delinquenza organizzata.
La corruzione è l’altra piaga diffusa a tutti i livelli, soprattutto negli organi statali. Nei barrios periferici in genere manca l’accesso all’acqua potabile, alle fogne e ai servizi base della sanità, dell’istruzione, del lavoro. Un’altra causa di instabilità è l’emigrazione dei capi famiglia alla ricerca di lavoro con le conseguenze di famiglie disunite e bambini lasciati alle cure dei parenti o dei vicini di casa.
Una Comunità a servizio dei Diritti Umani
La comunità salesiana, attualmente, è composta da tre sacerdoti e due chierici, e cerca di sopperire a “tutte” le esigenze della gente del territorio con la collaborazione di molti laici che gestiscono molti servizi: una clinica dove vengono visitati circa seimila persone all’anno; una scuola con laboratori di formazione professionale di computer, taglio e cucito, estetica, panetteria, meccanica di auto, moto, gommista, riparazione di cellulari.
Per 120.000 persone che abitano il nostro territorio gli unici spazi della zona disponibili ai giovani per incontrarsi, fare amicizia e giocare sono i nostri tre Oratori; inoltre ci sono due centri di recupero scolastico e un programma di borse di studio; per le funzioni religiose, l’amministrazione dei Sacramenti e la preghiera disponiamo di 11 chiesette.
Forti differenze
Don Giampiero, giovane confratello salesiano oriundo di Roma è giunto in Honduras da poco per affiancare un altro missionario romano, Don Peppe, che ha al suo attivo 20 anni di servizio. Ci scrive che gli è capitato di dialogare con un ragazzo di 15 anni che può frequentare regolarmente la scuola perché la sua famiglia ha una situazione economica migliore di altri e di ascoltare delle frasi che sono state delle vere docce fredde. «In Europa sprecate soldi per cavolate quando noi con quei soldi potremmo studiare. Io sono fortunato perché a casa ho cibo e qualcuno che pensa a me, ma non potrò proseguire gli studi di informatica all'università perché a casa non abbiamo abbastanza soldi». A questa prima doccia fredda ha aggiunto: «Dite che in Italia c’è la crisi. Ma che vuol dire? Come potete avere la crisi? Io penso che in realtà voi avete troppo ed ora che vi tocca ridimensionare i consumi vi sembra una cosa impossibile». Poi caricò ancora di più le sue affermazioni facendo riferimento a quello che gli aveva raccontato una sua zia che lavora in Germania: «Ho sentito che da voi il mais lo date agli animali, da noi è l'alimento principale, nonché unico e per molti è anche una fortuna averlo nei tre pasti quotidiani. Ho letto sul giornale che avete gente che si suicida, ma non penso che lo faccia per lo stesso motivo che capita qui da noi. Qui i ragazzi si suicidano perché muoiono di fame e preferiscono morire che vivere così».
Essere salesiano, sacerdote, missionario
Quello stesso giorno, dopo la chiacchierata, il medesimo ragazzo aveva chiesto di confessarsi e di partecipare alla Messa. Vedendolo mettersi in fila per ricevere l’Eucaristia, ho capito quanto fosse grande il dono che mi ha fatto il Signore chiamandomi ad essere sacerdote e missionario: a quel ragazzo non stavo dando del semplice pane per riempirgli lo stomaco, stavo dandogli il regalo più grande, gli stavo dando il pane della vita, quello che dona la speranza di una vita piena, e la consapevolezza di essere amato in maniera unica e speciale da Dio.
Aspettative dei giovani in Honduras
Qui il sogno di molti ragazzi è di essere un giorno narcotrafficante per poter avere potere, donne e macchine di lusso, pur sapendo della probabilità di una vita breve, “meglio che niente”. Per questo ci impegniamo con tutta la nostra vita a fare in modo che i ragazzi tornino a sognare in grande, pensando ad una vita famigliare serena. Li educhiamo a tenere lo sguardo rivolto ai valori più umani e non essere abbagliati dal possesso dei beni materiali che li opprimono. Soprattutto li aiutiamo ad aprire gli occhi ed il cuore ai valori dello Spirito perché possano realizzarsi alla luce di Cristo.
Li accompagniamo nel processo scolastico, li curiamo anche dal punto di vista medico perché possano ricevere le cure appropriate. Dalla nostra scuola potranno uscire con una preparazione culturale che permetterà loro di essere artefici del loro futuro con un onesto lavoro. Cerchiamo di non separare la Vita dalla vita, convinti che l'impegno per la pace, la giustizia, i diritti dell'uomo e la promozione umana sono già una realizzazione del Regno di Dio.