di Arturo Paoli
L'uomo è veramente creatore? Se la parola creazione, creatore, significa trarre cose nuove dal nulla, l'uomo non può dirsi a pieno diritto creatore, lo direi piuttosto ordinatore, organizzatore, perché si serve della materia già creata per organizzarla in oggetti o in espressioni estetiche come l'architettura, i quadri, come le sinfonie mettendo in ordine le note e riducendo le sensibili attraverso strumenti musicali. La relazione uomo - natura è uno dei punti più nevralgici dell'esistenza. L'universo è guidato da leggi che ne assicurano l'armonia, è un grande cosmo che Dio ha pensato come atto d'amore. Su questo sfondo guardando la realtà, l'uomo si potrebbe definire piuttosto uno scombinatore perché nella sua avidità di possedere spesso manca alle leggi che danno alle cose una finalità particolare in modo che rientrino nella armonia universale. La vera responsabilità di tutti gli uomini è quella di rispettare la situazione nella quale si svolge la propria esistenza. Mi riferisco alla responsabilità politica e alla responsabilità professionale. Attraverso il lavoro costruisce oggetti che sono allo stesso tempo il mezzo di sussistenza dell'individuo e del suo gruppo familiare. Ideologie che si sono succedute nel tempo hanno cercato di orientare la scelta politica degli uomini. E spesso la negligenza nell'applicare queste leggi ha prodotto degli squilibri sociali e provocato delle rivoluzioni. Le rivoluzioni non si preoccupano soprattutto dell'armonia sociale se non come prodotto della stessa rivoluzione che spesso non riesce a raggiungerla. Le ultime ideologie che si contrappongono sono il liberalismo e il socialismo sboccato poi nel comunismo. Il liberalismo pone come obiettivo la libertà dei cittadini, il socialismo il rispetto alla produzione e al lavoro. Per pensare all'Italia possiamo dare uno sguardo al liberalismo prima che si trova di fronte alla vera difficoltà, la distribuzione dei beni. Un grande pensatore italiano Benedetto Croce affronta questo nodo da sciogliere dichiarando che esiste un oggetto che non deve entrare nella libertà generale a cui aspira l'uomo e questo oggetto si chiama la moneta che è il simbolo dei beni della terra. Il dualismo spirito e materia entra in pieno nella nostra cultura proveniente dai greci, per cui la separazione artificiosa ha creato quelle ingiustizie sociali che tradiscono in pieno la predicazione religiosa del cristianesimo. La relazione dell'uomo con la natura è il punto dolente delle relazioni fra gli uomini. Perché un criterio di distribuzione equanime è molto difficile che venga accettato generalmente dall'ordinamento politico del t e m p o. Benedetto Croce ha dichiarato che l'unica a non poter essere libera è la moneta, e per questo ha coniato un vocabolo per definire l'economia nel contesto liberale e lo ha definito liberismo economico. Il socialismo si è trovato di fronte allo stesso ostacolo: l'uomo socialmente libero può essere limitato nello sviluppo delle sue qualità personali? Per cui sono inevitabili i dislivelli: chi è più capace primeggia sugli altri e quindi i grandi dislivelli sociali sembrano inevitabili. Il comunismo è lo sviluppo del socialismo nel tentativo di risolvere questa difficoltà creando una dittatura di stato che si assuma il diritto di regolare la distribuzione dei frutti del lavoro. Questo semplice sguardo ci porta alla conclusione che veramente il rapporto uomo - natura è veramente di una difficoltà apparentemente insormontabile. In Brasile negli anni Ottanta ho visto con i miei occhi la speranza di un uso della terra più equilibrato. Le comunità di base erano l'espressione concreta dell'obbedienza alla legge di Dio. I contadini e i poveri si riunivano per cercare la terra necessaria per mantenere la vita. Questa visione di giustizia ci rimanda al progetto di Dio creatore. La religione non può trascurare la responsabilità sociale. L'uomo lavorando e producendo non può non avere presente la giustizia. Gesù ci ha insegnato che l'amore a Dio non è mai solamente individuale: passa sempre attraverso la società nella quale ci troviamo a vivere. Il giudizio universale in base al quale saremo giudicati non ha come oggetto direttamente il culto a Dio, ma l'amore verso i nostri fratelli. Dio lo esprime in un suo rimprovero se avessi fame non chiederei a te, se avessi sete non avrei bisogno dell'acqua che tu mi dai (Salmo 49). Tutto appartiene a Dio, Lui non ha bisogno delle premure dell'uomo. L'amore a Dio si dimostra attraverso la distribuzione delle cose che si chiama giustizia distributiva. Il capitolo 25 di Matteo è il messaggio fondamentale che viene sistematicamente trascurato. Proprio il mondo cristiano ha creato le leggi che liberano l'uomo dalla sua responsabilità verso gli altri. Il capitalismo è la violazione totale del cristianesimo perché mette il capitale solo al servizio della produzione e non della distribuzione. Ciò che Dio chiede all'uomo è soltanto questo: che cosa ne hai fatto dei beni che avevi a disposizione? Hai pensato ai bisogni dell'altro? Ai bisogni della società nella quale vivi? A partire dal mondo greco l'attenzione è stata spostata sugli "assoluti" e il materiale è stato trascurato perché perisce, passa e quindi non ha molta importanza a confronto dei beni eterni e della natura essenzialmente spirituale dell'uomo. Ma per il vangelo gli assoluti sono i bisogni dell'uomo. Dio non ci ha chiesto nulla, non ha bisogno di essere lodato attraverso l'obbedienza al culto, la sola obbedienza assoluta che ci chiede è andare incontro ai bisogni dell'uomo. L'uomo è un assoluto perché solo attraverso di lui si può raggiungere Dio. Gesù è sceso sulla terra, si è mescolato agli uomini per farci capire l'importanza della fraternità, per creare una relazione giusta e amichevole tra gli uomini. Noi oggi siamo in una situazione in cui si fa tutto il contrario di quanto ci ha insegnato Gesù modello unico: amorizzare il mondo. L'impegno dell'uomo è adattarsi alle esigenze di questa amorizzazione, il mondo nasce da un disegno di amore e l'uomo deve unicamente permettere all'amore che Dio ha dimostrato verso il mondo - Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio primogenito - di continuare a moltiplicarsi e orientare la vita dell'uomo e della natura.