di Giuseppe Mazzoli
Pensiero a don Sandro Giuliani, morto un anno fa’ a 47 anni
Avrò avuto quindici o sedici anni, e tornavo a casa una sera con il mio amico Sandro, che, come faceva quasi sempre, mi accompagnava. Nella mia testa pensavo alla canzone di Dalla-De Gregori dal titolo “Cosa sarà” nella quale il Lucio nazionale immagina di “camminare una sera con un amico a parlar del futuro”.
A me ed a Sandro capitava spesso, o meglio ero io che mi domandavo a voce alta cosa sarebbe stato di noi, e Sandro pazientemente ascoltava i miei pensieri. Le nostre vite, così fortemente unite nell’adolescenza, avrebbero preso strade diverse, per Sandro la via del sacerdozio missionario, per me una ordinaria vita di cittadino italiano. Però il legame è rimasto e le nostre strade si sono spesso incontrate. Questo mi ha permesso di mantenere il legame con don Sandro, e, soprattutto, con la sua spiritualità. Una spiritualità che io immaginavo del “fare”, ma che in realtà era “dell’essere”, il suo essere “di Cristo”. “Per me il vivere è Cristo ed il morire un guadagno” (Fil 1,21): forse era proprio questo che Sandro incarnava.
Me ne resi conto quando, nel 2006, andai a trovarlo con la mia famiglia in Etiopia, presso la sua missione di Addis Abeba: di fronte all’immane lavoro da fare, soprattutto culturale, la mia espressione di disperazione fu semplice. Dissi: «Ma Sandro, come farete a cambiare le abitudini di questa gente, dopo che non ci sarete più voi?» Lui rispose con una tranquillità serena e fiduciosa: «Beppe, io al Signore ho dato la vita: di più cosa posso fare? Sarà un problema Suo!» Era proprio così: lui aveva dato al Signore la sua vita, e l’ha offerta e riofferta anche negli ultimi e dolorosi giorni, in quel letto di ospedale dal quale ci ha dato il suo arrivederci.
Era così fiducioso nell’eternità che per lui quel “Cosa sarà?” della canzone era una certezza unica: la vita eterna, la vita alla presenza di colui per il quale aveva dato la sua esistenza e nel quale aveva riposto ogni sua speranza. Anche la speranza che qualcuno continuasse quel lavoro da lui iniziato con i salesiani in Etiopia, per quei bambini e ragazzi ai quali voleva dare un futuro.
Sandro non era uno che sognava ad occhi aperti, era razionale e ben conscio dei limiti del suo lavoro, di essere una goccia in un oceano per dirla con Madre Teresa. Ma, allo stesso tempo era diventato un testimone; per Sandro non dev’essere stato facile: da ragazzo era sempre timido e chiuso, difficilmente parlava in gruppo, preferiva ascoltare. In questo suo ascoltare ha costruito la sua spiritualità, fatta di amore e tenerezza verso il suo Gesù, di fiducia e di speranza in un futuro migliore, un futuro nel quale la testimonianza darà i suoi frutti.
Mi raccontava della scelta dei salesiani di Etiopia di non “fare proselitismo”, ma di testimoniare “solo” cosa vuol dire essere con Gesù, vivere al suo servizio, per formare la mentalità e la cultura delle genti di Etiopia, così diverse da noi occidentali e, allo stesso tempo, così ricche. E così, mentre per me la vita è ancora, tante volte, “Cosa sarà?”, per lui che aveva scelto il dono a Gesù di tutto, è già la vita eterna, è già certezza e non più dubbio, è già gioia, come lo è sempre stato in terra, nonostante le difficoltà e la solitudine che sicuramente non saranno mancate.
Il Signore ci lascia sempre il beneficio del dubbio: Sandro lo ha vinto con il dono totale all’Amore: così ha vinto la partita della vita, anche morendo a 47 anni, perché ha saputo vivere il dono, nella gioia e nella speranza. Ora ci benedice ed assiste da cielo: possano anche le nostre vite superare il dubbio del cosa sarà ed essere dono a Dio ed ai fratelli per sempre.
Missione Salesiane in Etiopia
I Salesiani in Etiopia sono presenti con 14 Comunità distribuite in tutta la Nazione.
Dove c’è una missione salesiana oltre alla pastorale parrocchiale e all’Oratorio per i giovani, ci sono scuole con migliaia di studenti. L’Etiopia ha fame di istruzione, il tasso di analfabetismo è sopra il 50 per cento. Nei Centri salesiani ci sono istituti per idraulici, carpentieri, falegnami, artigiani. Missionari e volontari hanno scelto di andare a operare anche agli estremi confini: quelli della povertà, con gli ultimi fra gli ultimi, come sono i ragazzi di strada; ma anche quelli geografici, nei campi profughi alle frontiere con il Sud Sudan e con la Somalia”.
Le date significative della vita di Abba Sandro
È nato a Roma il 5 giugno 1964 da Vito Angelo e Freschi Arduina. Cresce nell’Oratorio salesiano di Bologna Sacro Cuore e quando decide di farsi salesiano fa il noviziato a Pinerolo e la Prima Professione al Colle Don Bosco l’8 settembre 1988. Studia Filosofia a Nave (BS) e inizia la vita salesiana a Sesto San Giovanni. Dopo gli studi teologici a Cremisan e Gerusalemme diventa sacerdote il 15 giugno 1996 nel Santuario del Sacro Cuore di Bologna. Subito dopo parte come missionario per l’Etiopia: a Zway è Preside della scuola e Direttore dell’Oratorio centro Giovanile. Nel 2001 diventa Direttore della grande scuola di Mekanissa e nel 2007 Economo ispettoriale per tutta l’Etiopia e l’Eritrea. Improvvisamente nell’estate 2011 è costretto a ricoverarsi all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna per il male terribile che in 8 mesi vincerà la sua forte fibra. Entra nell’abbraccio del Padre il 21 marzo 2012.