di Don Ferdinando Colombo
Nel cuore di Gesù è posto davanti a noi il centro del cristianesimo. In esso è espressa tutta la novità veramente rivoluzionaria che avviene nella Alleanza nuova e definitiva.
Questo cuore invoca il nostro cuore. Ci invita a uscire dal vano tentativo di autoconservazione e ci spinge a trovare nell’amore reciproco, nella donazione di noi stessi a Lui e con Lui ai fratelli, la pienezza dell’amore, che sola è eternità e che sola mantiene il mondo.
Giovanni capitolo 19
31 Era la vigilia della festa: le autorità ebraiche non volevano che i corpi rimanessero in croce durante il giorno festivo, perché la Pasqua era una festa grande. Perciò chiesero a Pilato di far spezzare le gambe ai condannati e far togliere di lì i loro cadaveri.
32 I soldati andarono a spezzare le gambe ai due che erano stati crocifissi insieme a Gesù.
33 Poi si avvicinarono a Gesù e videro che era già morto. Allora non gli spezzarono le gambe, 34 ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con la lancia. Subito dalla ferita uscì sangue con acqua.
35 Colui che ha visto ne è testimone, e la sua testimonianza è vera. Egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36 Così si avverò la parola della Bibbia che dice: Le sue ossa non saranno spezzate, e: 37 Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
La nuova immagine sacra
Questo cuore di Cristo salva il mondo aprendosi, squarciandosi, perché possa sommergere con il suo amore la realtà umana. Il cuore aperto che effonde lo Spirito Santo e genera la nuova vita, è il contenuto del mistero pasquale. Il cuore di Cristo salva davvero, ma salva donandosi.
La devozione al Cuore di Gesù è quindi legata indissolubilmente con l’avvenimento biblico centrale, la morte e la risurrezione di Cristo, e quindi possiamo affermare che è una devozione pasquale.
«Proprio per questo – dice il Papa Benedetto XVI - poniamo davanti al mondo intero la grande immagine del costato aperto di Gesù, dal quale escono sangue e acqua, come la nuova immagine sacra, per così dire, come l’icona biblica della devozione al Cuore di Gesù», e così invitiamo tutti a mettere in atto, nella contemplazione e meditazione di questa immagine, la parola del profeta Zaccaria (Zc 12,10), citata dall’evangelista Giovanni in questo stesso contesto: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza
Il vangelo ci presenta questo momento come il punto finale e il vertice di una vita totalmente vissuta nell’atteggiamento spirituale del dono totale di se. Infatti il cuore di Cristo, ferito a morte, nell’istante stesso in cui è colpito, lascia prorompere la sorgente della vita, l’acqua e il sangue, segni di risurrezione. In questa icona biblica, più di ogni altra, i Padri della Chiesa e i santi hanno contemplato il mistero del cuore di Cristo.
L’acqua che esce dal costato di Cristo simboleggia il suo Spirito che egli ci comunica e con il quale diventa possibile anche per noi “volgere lo sguardo - con fede – a colui che hanno trafitto” per diventare partecipi dei suoi stessi atteggiamenti interiori verso il padre e verso i fratelli.
Amare l’Amore
Il Sacro Cuore di Gesù quindi costituisce la sede e il simbolo dell’amore di Dio verso di noi uomini. Il Cuore di Gesù vuol essere vicino a noi, vicino alle nostre sofferenze e debolezze. Egli vuole soltanto il nostro bene, la nostra felicità, la nostra salvezza dalla perdizione, da ogni male e dalla morte. Anche noi, creati a sua immagine e somiglianza, chiamati ad essere i suoi figli ed eredi, siamo stati fatti per amare.
Amare il Cuore di Gesù, quindi, significa rispondere all’esigenza primaria dell’amore di Gesù, significa amare l’amore di Gesù, ricambiandolo con il nostro amore, per il quale Egli è morto. Perciò san Francesco d’Assisi pregava splendidamente, dicendo a Gesù: «Io muoia per amore dell’amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell’amor mio».