di don Ferdinando Colombo
Di Don Ferdinando Colombo,
VIS, Volontariato Internazionale per lo Sviluppo
Il Volontariato è un fenomeno complesso che coinvolge ad un tempo l'interiorità della persona - intesa come valore culturale e motivazionale che sottostà alla scelta di impegnarsi - l'operatività - intesa come comportamento che implica una interazione sociale - e una struttura, cioè un organismo che sostiene e coordina le attività. In ogni caso il volontariato nasce dal senso di solidarietà di singoli che decidono di mettersi al servizio della comunità al fine di promuovere la trasformazione della società, contribuire a rimuovere le cause che generano povertà e ingiustizia, dedicando attenzione prioritaria alle persone che vivono in situazioni in cui non possono esprimere pienamente i loro diritti umani.
Oggi si sente sempre più spesso parlare di volontariato ed è opportuno effettuare una chiara distinzione tra Volontariato Sociale (V.S.) e Internazionale (V.I.)
Il Volontariato Sociale
Il Volontariato Sociale viene svolto sul territorio d'appartenenza ed è consentito a chiunque riesca a farlo convivere con i propri doveri lavorativi e familiari compatibilmente con le situazioni ambientali. Normalmente si tratta di un impegno limitato nel tempo e realizzato nei momenti liberi, dopo i consueti orari di lavoro o di studio. Sono milioni i cittadini che svolgono per un certo numero di ore settimanali questo servizio, nei più disparati settori di disagio sociale. Questa sinergia di privati cittadini e libere associazioni è componente costitutiva di una moderna democrazia: è una delle forme con cui il cittadino partecipa alla vita sociale.
Il Volontariato Sociale è tale solo se realizza una dimensione politica impegnandosi contestualmente nell'intervento immediato e nella rimozione delle cause personali e strutturali del disagio promuovendo nuove politiche sociali. Il fine del volontariato è il mutamento della società e delle istituzioni attraverso la partecipazione attiva e un servizio ripetitivo, funzionale al sistema, non è certo compito del volontariato.
Il Volontariato Internazionale
Il Volontariato Sociale si dilata irresistibilmente nel Volontariato Internazionale quando la motivazione dell'agire è la coscienza di avere una missione da svolgere e quando gli obiettivi sono valori umani che non conoscono frontiere.
Il Volontariato Internazionale è infatti caratterizzato dalla decisione di lasciare la propria patria e di recarsi presso un altro popolo per un periodo di tempo che consenta effettivamente di inserirsi nella cultura locale per realizzare insieme un progetto di sviluppo. La legge 49/87 che regola in Italia il V.I. chiede un periodo di tempo di 2 anni.
Il Volontariato Internazionale "Salesiano"
Chiariti questi concetti, posso affermare che ad esempio la nascita della Congregazione Salesiana non è altro che la strutturazione giuridica e comunitaria delle scelte di volontariato del fondatore Giovanni Bosco e dei suoi primi collaboratori. L'interessamento per i ragazzi poveri ed emarginanti dell'ottocento è passato ben presto dalla commozione alla progettualità, dall'improvvisazione alla professionalità educativa, dal tempo libero al «tempo liberato» per essere totalmente disponibili al servizio: è nata così la Famiglia salesiana che ancora oggi sta operando una vastissima trasformazione sociale in 130 Paesi del mondo.
Il Volontariato Internazionale salesiano oggi in Italia ha un nome e una fisionomia precisa e si chiama VIS, Volontariato Internazionale per lo Sviluppo. Fondato dal 1986 da don Angelo Viganò, fu la sintesi matura della nuova sensibilità sociale che si andava diffondendo, di apertura alla Mondialità, di collaborazione tra laici e consacrati, di impegno educativo e di sviluppo umano. Il VIS educa e promuove progetti di sviluppo attualmente in 48 Paesi del mondo inviando volontari e garantendo ai ragazzi e ragazze più poveri la possibilità di studiare, di giocare, di crescere, mediante il sostegno a distanza sottoscritto da una decina di migliaia di cittadini italiani.
Ritengo che si possa parlare di volontariato salesiano nel senso che esiste una tipologia differenziata e in qualche maniera determinata nelle sue linee fondamentali dalle peculiarità della vita salesiana. Certamente proponiamo al volontario che lavora con i salesiani il quadro di valori che si ispira a don Bosco e gli suggeriamo una metodologia che sgorga dal sistema educativo di Don Bosco chiamato "Sistema Preventivo".
Dal profondo del cuore e con preparazione seria
Il volontario deve possedere caratteristiche ben definite per svolgere questo compito. Anzitutto la maturità umana e l'equilibrio psico-affettivo, poi una professionalità specifica, utile allo sviluppo della comunità in cui svolgerà il suo servizio.
Il volontariato richiama normalmente un'idea di azione, di laboriosità, di efficienza. Questo è vero, ma è solo la punta di un iceberg. Quando il volontariato è "vero", la sua parte sostanziale è nelle sue profonde convinzioni che costituiscono la coscienza di una persona, prima e al di sopra di situazioni contingenti. "Essere volontario prima di ogni partenza e di ogni attività è una virtù interiore che esige un itinerario educativo, delle tappe, delle verifiche.
Il volontariato che ci fa adulti è l'atteggiamento interiore che diventa progressivamente stile di vita concreta con cui una persona decide che la sua realizzazione, il finalismo della sua esistenza e, in definitiva, la sua maturità trova pienezza nell'essere disponibile ai bisogni altrui".
L'elemento determinante è "possedere e guidare la propria vita", decidere dal profondo le proprie scelte; il quadro dei valori e delle motivazioni deve precedere, almeno come logica, quello dell'incontro con le persone, delle emozioni; le situazioni di necessità dell'altro, del povero, non devono essere il movente delle nostre decisioni, ma semplicemente l'occasione dell'impatto concreto. In fondo un volontario non è tale quando "parte" e perché parte, ma lo è per la tensione che unifica tutta la sua vita, ovunque si trovi.
Una caratterizzazione del Volontariato Internazionale è la progettualità per lo sviluppo che suppone competenza professionale e l'inserimento in una struttura organizzata capace di dare continuità nel tempo per gli interessati e serietà di analisi per i problemi. Il volontario che decide di partire per una missione internazionale mette la propria professionalità, la propria cultura e la propria vita a servizio della crescita di altri popoli; perciò si richiede una specifica professionalità che costituisca la base di un rapporto costruttivo con la cultura "altra"; rapporto per il quale è necessario che il volontario "esca" letteralmente dal proprio mondo, dal sistema valoriale della propria cultura per conoscere e comprendere l'altro.
Il volontario, ponte culturale
Amiamo definire il Volontariato Internazionale "ponte culturale" e tale definizione comprende diversi aspetti. Certamente il volontario è un vero e proprio ambasciatore dell'organismo che lo invia, un tramite e uno strumento per la realizzazione di un progetto; il mediatore e il collegamento tra due culture a volte molto distanti tra loro non solo geograficamente.
La sua stessa funzione di svolgere un compito preciso e un servizio determinato che corrisponde alla sua professionalità, esige come condizione di efficacia che si impegni a comprendere realtà e cultura locali, a farsi portavoce dei poveri e loro interprete nel proprio Paese.
Questa mediazione fa sì che il progetto abbia un risvolto anche nei cosiddetti Paesi Ricchi, i Paesi promotori; un risvolto educativo interculturale che permette ai vari organismi di elaborare progetti sempre più mirati e corrispondenti alle effettive esigenze dei Paesi Poveri.
È chiaro che, in questi termini, il volontario non è un semplice collaboratore, un tecnico, un dipendente, ma un anello di congiunzione culturale e spirituale tra due mondi, due realtà, un ponte di collegamento "umano" che rende progetti e finanziamenti altrettanto "umani"; una persona che decide di condividere e regalare una parte consistente della propria vita a persone che vivono in situazioni di grave disagio. Essere volontario è più uno stile di vita che una specifica attività e la sua caratteristica principale è il coinvolgimento personale, profondo e progressivo, in uno stile di condivisione e di servizio. Ne scaturisce una personalità "solidale" in linea di principio con tutte le persone del mondo, e concretamente impegnata in un servizio locale.
La collaborazione della Fondazione Enrico Castellini con il VIS è un esempio concreto di questo stile di vita solidale. Da una parte un organismo che per il suo lavoro sul territorio viene a conoscenza di casi umani di difficile soluzione e dall'altra una Fondazione che diventa il canale sicuro per raccogliere la solidarietà dei cittadini e che può dare una risposta puntuale ed efficace. L'elemento che li unisce è la professionalità di ambedue, ma soprattutto la fiducia vicendevole che permette una sinergia efficace.
È il caso di un uomo di 40 anni che un anno e mezzo fa è stato travolto da una macchina e dopo innumerevoli interventi chirurgici e mesi passati in coma vigile si trova ora semiparalizzato e con una madre anziana e vedova che lo deve seguire. La Fondazione ha deciso di dare un sussidio mensile che aiuti la mamma nelle tante necessità giornaliere.
È il caso di un bambino albanese che a marzo 2005 viene trasportato in Italia per un trapianto di rene e che in attesa di trovare il donatore è sottoposto alla dialisi. È accompagnato dalla mamma che per il tipo di permesso di soggiorno che lo stato concede in questi casi non può lavorare. La Fondazione Castellini ha stanziato un contributo mensile per pagare l'affitto della casa dove mamma e figlio sono alloggiati.
Di cuore ringrazio la Fondazione che con prontezza e celerità ha analizzato questi casi e ha deciso di contribuire alla loro soluzione dando un effettivo sollievo a queste famiglie.