di Arch. Francesco Vincenti
Il Direttore Artistico del cantiere annuncia: I restauri proseguono
Eccoci giunti al secondo appuntamento col quale voglio descrivere quello che è stato fatto finora con i restauri eseguiti nel nostro Santuario del Sacro Cuore di Gesù in Bologna.
A Natale 2011 la chiesa è stata liberata dalle impalcature che ininterrottamente, per undici mesi, hanno visto coinvolte le pareti, le arcate e la grande cupola centrale dell’edificio.
La prima fase, come già descritto nel precedente articolo del n. 3 di aprile 2011, si è conclusa con il restauro dell’abside, la seconda con il lungo lavoro operato sulla cupola e le pareti sottostanti e la terza con l’intervento nella Cappella del Battistero tornata al suo antico splendore. Restano da restaurare le due cappelle laterali al presbiterio, le cappelle laterali all’entrata e la controfacciata.
L’onere dei lavori già eseguiti è stato supportato, per la maggior parte, dalla Parrocchia - dall’offerta dei parrocchiani -, con un aiuto della Diocesi e con un contributo erogato dalla Fondazione del Monte di Bologna, destinato al restauro della Cappella del Battistero e che si riassume in circa cinquantamila euro.
Ha resistito al crollo del 1929 e ai bombardamenti
Il restauro di questa splendida cappella ha messo in luce la bellezza delle cromie originali emerse durante le indagini stratigrafiche operate durante la fase di quantificazione del lavoro da compiersi. L’insieme - costituito dall’affresco con “Il battesimo di Cristo presso il Giordano”, dal battistero marmoreo e dall’altare - è particolarmente apprezzabile ed è l’unica traccia antica dell’edificio sacro rimasta intatta dopo il crollo del 1929 e il bombardamento del 1943. Questa cappella è impreziosita da due manufatti mobili: il fonte battesimale composto da un insieme di stupendi marmi e da un’ancona lignea del tardo Seicento bolognese che porta una tela, datata 1905, del pittore pratese Alessandro Franchi. L’ancona e la tela furono dono del marchese Carlo Pizzardi al nostro Santuario.
La Sacra Famiglia del pasqui
L’affresco con il Battesimo di Cristo realizzato nel 1933 da Renato Pasqui, una delle sue prime opere, è tornato finalmente leggibile; sono stati rimossi infatti vari strati di nera fuliggine, è stata risarcita una crepa con evidente disassamento dell’intonaco - che non coinvolgeva però la muratura - e sono state reintegrate, con puntinato e retinato all’acquerello, le porzioni mancanti di colore mentre l’ancona lignea, racchiusa da due colonne scanalate con capitello corinzio e da un frontone curvilineo spezzato, è stata restaurata con un faticoso intervento eseguito interamente con puntinato all’acquerello e puntinato con polvere d’oro zecchino.
La pala che interpreta la “Sacra Famiglia” si delinea per la sua forte semplicità di stampo prerinascimentale. Le tre figure - San Giuseppe, Maria e Gesù - sono disposte a cerchio e dall’alto irrompe lo Spirito Santo dal quale scende la luce su un Cristo adolescente. Si coglie il forte spirito umbro-toscano nella resa dei colori che stendono in lontananza paesaggi appenninici, San Giuseppe regge il ramo oleandro che lo contraddistingue iconograficamente e la Madonna si atteggia in stereotipato raccoglimento. Le braccia allargate del giovane Gesù raccolgono la luce divina e bilanciano perfettamente tutta la scena scandendo la spazialità nel suo centro.
Il delicato restauro di Beatrice Miserocchi
L’intervento di restauro si è protratto per tre mesi nei quali, sotto il controllo della Sovrintendenza di Bologna, si sono rimossi gli strati di nerofumo, di ridipinture e pure le toppe che furono applicate dopo i danni riportati dalla bomba che fece crollare quasi tutta la facciata. Si sono risarcite le campiture di colore caduto ed è stata applicata una verniciatura cercando di mantenere intatta quella originale. Il telaio è stato ripulito e la tela vi è stata ritensionata senza bisogno di un rifodero.
Lo spirito dell’Æmilia Ars
Ciò che costituisce il maggior interesse storico artistico di questa cappella è il valore progettuale dell’insieme e che è intrinsecamente legato allo spirito dell’Æmilia Ars, quello straordinario movimento culturale, nato nella nostra città di Bologna, che aveva prepotentemente volto l’attenzione al passato con riferimento puntuale alle cosiddette Arti Minori come l’oreficeria e la tarsia, minori non per importanza ma perché non incluse nelle Consorterie Maggiori di ricordo medioevale. Questa visione dell’arte, troncata allo scoppio della Prima Guerra Mondiale ma spinta localmente fin verso il 1930, era nata accanto al Liberty italiano attorno al 1880 ed era connessa strettamente con l’Art & Crafts inglese più che all’Art Nouveau francese o allo Jugendstil tedesco. La riscoperta dei pittori preraffaelliti, a cui va riferita la tela del Franchi, aveva posto le basi per una generale messa in attenzione di ciò che aveva reso l’arte italiana paradigma della Bellezza.
Fra la fine dell’Ottocento e la prima decade del Novecento si unì alla riscoperta dell’antico, sia in pittura che in architettura, l’impiego delle allora recenti tecniche costruttive da cui nacque anche l’idea che l’architetto Edoardo Collamarini (1863-1928) pose a base del suo progetto più grandioso e che è appunto il Santuario del Sacro Cuore.