di Don Pierluigi Cameroni SDB
4 Maria Ausiliatrice nella fondazione della Congregazione salesiana
Lo Spirito Santo suscitò, con l’intervento materno di Maria, don Bosco per essere apostolo dei giovani e fondatore di un nuovo carisma nella Chiesa. La Vergine Maria occupa nella vita di don Bosco fondatore un posto straordinario: sono pochi i fondatori nella vita dei quali Maria è intervenuta come nella vita di don Bosco, con la stessa sollecitudine materna, la stessa continuità, la stessa ricchezza di avvenimenti, la stessa ampiezza di vedute, la stessa fecondità di opere, anche carismatiche. Da ciò maturò in don Bosco una percezione globale che nel tempo sempre più si consolidò e si precisò: Maria è una persona viva, risorta che interviene attivamente nella storia e nella vita delle persone, anche in forma prodigiosa. La fede di don Bosco in Gesù Risorto, sperimentata e promossa con l’amore all’Eucaristia, fu accompagnata da quella in Maria come donna viva e attiva nella vita della chiesa e dell’umanità, nella sua storia vocazionale e nella sua missione pastorale. Colpisce l’affermazione fatta da don Josef Aubry, grande esperto di spiritualità salesiana, che diceva: “Rendiamoci conto che la devozione di Don Bosco verso Maria è stata, per un decimo, la manifestazione di un cuore spontaneamente sensibile e il frutto di un’educazione intensamente mariana; e, per nove decimi, la risposta alle iniziative impreviste di Maria che hanno fatto irruzione nella sua vita sotto diverse forme” (J. AUBRY, Apostoli salesiani con Maria, in A. PEDRINI, La Madonna dei tempi difficili, LAS, Roma, 1980 p. 137).
Maria Buona Pastora - All’origine della vocazione e missione di don Bosco Maria si rivela come la Buona Pastora dei giovani. Il primo intervento è senz’altro il sogno dei nove anni dove Giovannino Bosco riceve da Cristo, Buon Pastore, l’annuncio della sua vocazione, il campo specifico della sua missione, l’indicazione di uno stile pastorale ed educativo improntato a mansuetudine, bontà e amorevolezza. E Gesù dà a Giovannino Maria come Maestra e Buona Pastora che a sua volta indica a Giovannino la missione pastorale. Il gregge salesiano appartiene fin dalle origini al Buon Pastore e alla Buona Pastora. Questo sogno si ripeterà diverse volte, con particolari sempre nuovi: “La seconda domenica di ottobre di quell'anno (1844) dovevo partecipare ai miei giovanetti che l'Oratorio sarebbe stato trasferito in Valdocco. Ma l'incertezza del luogo, dei mezzi, delle persone mi lasciavano veramente sopra pensiero. La sera precedente andai a letto col cuore inquieto. In quella notte feci un nuovo sogno, che pare un'appendice di quello fatto ai Becchi quando avevo nove anni. Io giudico bene di esporlo letteralmente. Sognai di vedermi in mezzo ad una moltitudine di lupi, di capre e capretti, di agnelli, pecore, montoni, cani ed uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo o meglio un diavolìo da incutere spavento ai più coraggiosi. Io volevo fuggire, quando una Signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fece cenno di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentre Ella precedeva. Andammo vagando per vari siti; facemmo tre stazioni o fermate. Ad ogni fermata molti di quegli animali si cangiavano in agnelli, il cui numero si andava ognor più ingrossando. Dopo avere molto camminato mi sono trovato in un prato, dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme senza che gli uni tentassero di nuocere agli altri. Oppresso dalla stanchezza volevo sedermi accanto ad una strada vicina, ma la pastorella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno alla cui estremità vi era una chiesa. Allora mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo. In quel momento sopraggiunsero parecchi pastorelli per custodirli. Ma essi si fermavano poco e subito partivano. Allora succedette una meraviglia: molti agnelli si cambiavano in pastorelli, che crescendo prendevano cura degli altri. Crescendo i pastorelli in gran numero, si divisero e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili. Io volevo andarmene, perché mi sembrava tempo di recarmi a celebrar messa, ma la pastora mi invitò a guardare al mezzodì. Guardando vidi un campo in cui era stata seminata meliga, patate, cavoli, barbabietole, lattughe e molti altri erbaggi. - Guarda un'altra volta, mi disse, e guardai di nuovo. Allora vidi una stupenda ed alta chiesa. Un'orchestra, una musica strumentale e vocale mi invitavano a cantar messa. Nell'interno di quella chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali era scritto: Hic domus mea, inde gloria mea. Continuando nel sogno volli domandare alla pastora dove mi trovassi, che cosa voleva indicare con quel camminare, con le fermate, con quella casa, chiesa, poi altra chiesa. Tu comprenderai ogni cosa quando cogli occhi tuoi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi cogli occhi della mente. Ma parendomi di essere svegliato, dissi: Io vedo chiaro e vedo cogli occhi materiali; so dove vado e quello che faccio. In quel momento suonò la campana dell'Ave Maria nella chiesa di S. Francesco ed io mi svegliai (GIOVANNI BOSCO, Memorie dell’oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855, Introduzione, note e testo critico a cura di ANTONIO DA SILVA FERREIRA, Roma LAS, 1991 pp. 129-139). Fu così forte in don Bosco la convinzione della presenza di Maria nella sua opera e nella fondazione della congregazione e insieme la grave responsabilità di cui era stato investito che arriverà ad affermare: “La Vergine Maria mi aveva indicato in visione il campo nel quale io dovevo lavorare. Possedevo dunque il disegno di un piano, premeditato, completo, dal quale non potevo e non volevo assolutamente staccarmi. Io ero in modo assoluto responsabile della riuscita di questo. Vedevo chiaramente le fila che dovevo tendere, i mezzi che dovevo adoperare per riuscire nell’impresa; quindi non potevo e non volevo espormi al rischio di mandare a vuoto un tale disegno col sottoporlo in balìa del giudizio e della volontà di altri” (MB III 247).
Maria l’immacolata - Successivamente il clima ecclesiale degli anni intorno al 1850 portò don Bosco a onorare Maria nel suo mistero di Immacolata: una Madonna da contemplare, ma anche da invocare, da sperimentare vicina e attiva. E Maria intervenne facendo comprendere a don Bosco come questo privilegio avesse a che fare con la sua missione. L’Immacolata mandò a don Bosco il primo ragazzo, povero e abbandonato, Bartolomeo Garelli, l’8 dicembre 1841 e, dopo un’Ave Maria fervente, don Bosco iniziò con lui la sua missione evangelizzatrice. Don Bosco sempre considerò quell’incontro come un intervento della Madonna e la festa dell’Immacolata come un giorno particolare di grazia: “di tutto noi siamo debitori a Maria e tutte le nostre cose più grandi ebbero principio e compimento nel giorno dell’Immacolata” (MB XVII 510). L’8 dicembre 1854, giorno della proclamazione del dogma dell’Immacolata, un altro giovane, Domenico Savio, entrato da pochi mesi all’oratorio di Valdocco si consacra a Maria. Dopo pochi mesi darà inizio alla Compagnia dell’Immacolata, vivaio di giovani dedicati a Maria da cui proveranno i primi salesiani: il 18 dicembre 1859, giorno della fondazione della congregazione, dei 16 giovani che s’impegnano con don Bosco 15 sono membri della Compagnia dell’Immacolata. La congregazione salesiana trova le sue fondamenta nei solchi dell’oratorio di Valdocco, tra quei giovani a cui don Bosco si dedicava e con la loro collaborazione. Questa presenza di Maria Immacolata nell’opera di fondazione della congregazione salesiana è provvidenziale: “la buona Pastora vuol far capire che l’opera di educazione suppone una liberazione dal peccato per vivere e crescere nella grazia di Dio, e che gli educatori stessi hanno bisogno di una purezza vigorosa, che li renda educatori pienamente disponibili e validi. In effetti l’Immacolata Concezione appare a don Bosco… come un mistero di vittoria permanente, che assegna naturalmente a Maria un ruolo di lottatrice nel regno di Dio e di aiuto nell’opera educativa: è Colei che non cessa di schiacciare la testa al serpente” (J. AUBRY, Apostoli salesiani con Maria, in A. PEDRINI, La Madonna dei tempi difficili, LAS, Roma, 1980 p. 140).
Maria l’ausiliatrice - Con gli anni intorno al 1860 il volto della Buona Pastora-Immacolata prende le fattezze di quello dell’Ausiliatrice: una devozione che accompagnerà gli ultimi 25 anni della vita di don Bosco e che sta all’origine dell’espansione mondiale della congregazione e dell’opera salesiana. La Madonna va così acquistando agli occhi di don Bosco i suoi tratti definitivi, quelli dell'Ausiliatrice che diede inizio alla sua vocazione, ne fu la maestra e lao guida per una grande missione ecclesiale. Nel decennio 1865-75 la congregazione salesiana viene approvata, viene istituita l’Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice e fondato l'istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Poi verrà l'inizio dell’avventura missionaria, l'ingresso delle congregazioni salesiane in altri paesi d'Europa, l'organizzazione dei Cooperatori. Maria Ausiliatrice presiede a questa espansione mondiale, facendone comprendere il significato ecclesiale. Don Bosco era convinto che le sue iniziative erano volute da Dio e che la Madonna, sua guida sin dal primo suo sogno, gli interpretava questa volontà divina nelle circostanze concrete che gli si imponevano, ispirandogli il coraggio necessario per affrontare tutte le fatiche e i sacrifici che si presentavano sul suo cammino.
“Maria SS. è la fondatrice e sarà la sostenitrice delle nostre opere” (MB VII, 334), e questo soprattutto in merito alla fondazione della congregazione salesiana. Una sera del 1864, dopo aver ottenuto il Decretum Laudis, così si rivolse ai primi salesiani introducendo il sogno del pergolato di rose avuto nel 1847: “Vi ho già raccontato diverse cose in forma di sogno, dalle quali possiamo argomentare quanto la Madonna SS. ci ami e ci aiuti; ma giacché siamo qui noi soli, perché ognuno di noi abbia la sicurezza essere Maria Vergine che vuole la nostra Congregazione e affinché ci animiamo sempre più a lavorare per la maggior gloria di Dio, vi racconterò non già descrizione di un sogno, ma quello che la stessa Beata Madre si compiacque di farmi vedere. Essa vuole che riponiamo in lei tutta la nostra fiducia” (MB III 32). Nel 1875 quando le Costituzioni furono approvate definitivamente dalla Santa Sede, don Bosco raccontò a don Barberis e a don Lemoyne il sogno del nastro che egli aveva avuto nel 1845 allorché erano falliti i suoi primi tentativi di radunare attorno a sé in modo stabile alcuni collaboratori. La Signora, la stessa dei primi sogni, gli aveva mostrato una grande pianura piena di giovani, lo sviluppo della casa di Valdocco, la grande chiesa posta sul luogo del martirio dei martiri della legione Tebea e continuò così: “- Vuoi tu sapere come fare affinché non ti scappino più? Prendi questo nastro e lega loro la fronte. Prendo riverente il nastrino bianco dalla sua mano e vedo che sopra era scritta questa parola: Obbedienza. Provai subito a fare quanto mi disse quella Signora e cominciai a legar il capo di qualcuno dei miei volontari coadiutori col nastro, e vidi subito grande e mirabile effetto: e questo effetto sempre cresceva mentre io continuavo nella missione conferitami, poiché da costoro si lasciava il pensiero d'andarsene altrove e si fermarono ad aiutarmi. Così venne costituita la Congregazione” (MB II 299-300). In una predica dell’anno 1868 disse ai confratelli: “La nostra pia Società è una delle ultime Congregazioni religiose, ma come le altre fu suscitata dalla bontà di Maria SS. che di tutte si può dire la fondatrice e la Madre, dal Cenacolo fino ai giorni nostri” (MB IX 347). Don Bosco era profondamente convinto che come Maria era presente all’inizio della Chiesa e della sua missione nel cenacolo, così fosse presente all’inizio della congregazione salesiana, come ispiratrice e sostenitrice. Anche in un discorso fatto in occasione della festa dell’Immacolata del 1884 don Bosco parlando ai suoi figli affermò: “essere la nostra Congregazione destinata a cose grandissime ed a spargersi per tutto il mondo, se i Salesiani saranno sempre fedeli alle Regole date loro da Maria Santissima”. Infine verso la fine della vita, nella notte dal 9 al 10 aprile 1885, a Barcellona, di nuovo Maria apparve a don Bosco nelle sembianze di una pastorella, che gli presentò il futuro sviluppo della congregazione sparsa in tutto il mondo, con centri in Cile, Cina, India, Madagascar e Africa: “- E dove trovare tanta gente, e come inviare Missionari in quei luoghi? Là ci sono i selvaggi che si nutrono delle carni umane; là ci sono gli eretici, là i persecutori e come fare? - Guarda, rispose la pastorella, mettiti di buona volontà. Vi è una cosa sola da fare: raccomandare che i miei figli coltivino costantemente la virtù di Maria. - Ebbene, sì, mi pare d'aver inteso. Predicherò a tutti le tue parole... Il Santo, quand'ebbe finito, disse: - Quanto ci ama Maria! (MB XVII 73-74). Alcuni mesi prima di morire, quando celebrò la sua prima ed unica messa nella basilica del S. Cuore in Roma, il 16 maggio 1887, con gli occhi fissi sul quadro dell’Ausiliatrice, don Bosco si commosse fino alle lacrime ricordando il primo sogno: “Avevo dinanzi agli occhi viva la scena quando sui dieci anni sognai della Congregazione. Vedevo proprio e udivo la mamma e i fratelli questionare sul sogno... - Allora la Madonna gli aveva detto: - A suo tempo tutto comprenderai” (MB XVIII 341). Se è vero che Maria ha ispirato e sostenuto don Bosco nella fondazione della congregazione e della Famiglia Salesiana è altrettanto vero che don Bosco ha saputo venerare e rendere culto alla Madonna per questo suo intervento speciale. Anche noi se vogliamo essere veri figli di don Bosco dobbiamo sperimentare il materno aiuto di Maria Ausiliatrice e coltivarne la devozione. (Continua ..)