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Domenica : Santissimo Corpo e Sangue di Cristo

di mons. Antonio Riboldi

Sappiamo tutti, o dovremmo saperlo, che non c'è amore più grande per noi, di quello di dare la vita. E sappiamo che, il più delle volte, dell'amore conosciamo solo la superficie', fino ad usare la parola, troppe volte, con scorrettezza o ambiguità, o semplicemente come 'un modo di dire'.

Noi, tutti, abbiamo un enorme bisogno di amare ed essere amati, più dell'aria che respiriamo.
Sappiamo tutti, se siamo sinceri, che il dono di un vero amore è respiro dell'anima'. 'Posso vivere - afferma il saggio - senza sapere perché, ma non posso vivere senza sapere per chi'.

L'amore è davvero l'impronta che Dio ha lasciato in noi creandoci. 

Ignorare questa verità è cadere nell'infelicità, o peggio, affidarsi all'odio o all'indifferenza. 
E Gesù ha voluto essere il grande Dono del Padre: ha accettato di farsi uomo come uno di noi, condividendo tutto della nostra condizione umana, da Nazareth al Golgota. 
Ha conosciuto l'indifferenza di molti, l'odio devastante di alcuni, l'amore sincero e profondo dei Suoi.
Non ha avuto vergogna di piangere nel dolore, per la morte dell'amico Lazzaro. Non ha nascosto la compassione, che poi trasformava in amore fattivo, come nella moltiplicazione dei pani: 'Ho compassione di questa folla - disse - è un gregge senza pastore'. 


Che cosa prova oggi di fronte al nostro mondo, che davvero fa compassione per le tante sofferenze, povertà o ingiustizie e cattiverie? 

Gesù è andato oltre: ha assicurato che Lui, dopo la Resurrezione, sarebbe stato vicino a noi 'fino alla fine del mondo'. Fa sussultare di gioia e fiducia chi crede, il sapere che, mai e poi mai, è 'solo': Gesù è con noi, a condividere tutto. 
Il Suo Amore oltrepassa quei confini che appartengono alla nostra povera e fragile umanità. 
Gesù non si accontenta di dare la vita per noi, ma vuole addirittura essere 'cibo', 'pane della nostra esistenza'.
Vivere di 'quel pané dovrebbe essere la fame di ogni credente che vuole conoscere da vicino e ricevere la forza, la fede che Dio può e vuole donare nell'Eucarestia. 

Sapessimo, mediante la fede, cogliere quello che realmente avviene nella S. Messa, al momento della consacrazione, quando il sacerdote pronunzia le parole di Gesù, che rinnovano il dono di Dio, credo che 'vivremmo di Eucarestia'! 
Mettiamoci in ascolto, col cuore, del discorso di Gesù sul 'pane della vità – un discorso di grande attualità, perché sembra rivolto a noi: 

"Ve l'assicuro: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane che dà la vita. I vostri antenati nel deserto mangiarono la manna e poi morirono ugualmente, invece il pane che viene dal cielo è diverso: chi ne mangia non morirà. Io sono il pane vivo, venuto dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà per sempre. Il pane che io gli darò è il mio corpo, dato perché il mondo abbia la vita". 


E poi replica ai suoi avversari increduli: 


"'Io vi dichiaro una cosa: se non mangerete il corpo del Figlio dell'uomo e non berrete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno'. 

Molti discepoli, sentendo Gesù parlare così, dissero: 'Adesso esagera! Chi può ascoltare cose simili?: Ma Gesù si era accorto che i suoi discepoli protestavano e disse loro: 'Le mie parole vi scandalizzano? Ma allora che cosa direte se vedrete il Figlio dell'uomo tornare là dove era prima? Le parole che vi ho detto hanno la vita perché vengono dallo Spirito di Dio. Ma ci sono alcuni tra voi che non credono'. 
Da quel momento molti discepoli di Gesù si tirarono indietro e non andavano più da Lui. Allora Gesù domandò ai Dodici: 'Forse volete andarvene anche voi. Simon Pietro gli rispose: 'Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita, che danno la vita eterna. E ora noi sappiamo che Tu sei quello che Dio ha mandato'." (Gv. 6, 47-70) 

Fa impressione come l'annuncio dell'Eucarestia, ossia di Dio che vuole essere addirittura cibo della nostra povera, ma molto povera vita, non sia stato capito e, per alcuni, un motivo per abbandonare il Maestro. È del resto quello che succede oggi. 

Andare alla S. Messa, almeno alla domenica, anziché essere considerato come il grande evento di Dio, che chiede di essere accolto come 'pane della vità - 'Prendete e mangiate questo è il mio corpo' - viene ritenuto da troppi un tempo perso. 
Sarà colpa di una superficiale formazione alla fede, o ignoranza, o incomprensione, come accadde aí discepoli che abbandonarono Gesù per sempre, o disistima del divino... Di certo, è voltare le spalle a quello che è l'Amore indispensabile per la nostra vita: 'pane della vità. 
Ascolta l'omelia di Don Ferdinando Colombo
Ascolta la lettura del Vangelo con il commento di Fernando Armellini