di Don Ferdinando Colombo
Il 2 febbraio la liturgia ci fa rivivere un episodio della vita di Gesù ricchissimo di spiritualità. È quasi una sequenza cinematografica: nella maestosità del tempio tra la folla che prega avanzano due giovanissimi sposi, Maria e Giuseppe, che offrono a Dio con gesto sacerdotale il loro primogenito, Gesù. Sublime riconoscimento della paternità di Dio da cui proviene ogni vita.
Il rito raggiunge il vertice in un umile scambio di doni: due giovani colombi, che ben rappresentano i due cuori di Maria e Giuseppe, rimangono al Tempio, e il piccolo Gesù è affidato nuovamente e definitivamente a papà e mamma a conferma della piena fiducia di Dio Padre, ma anche della grande responsabilità della famiglia.
Ma ora la scena si anima perchè quel bambino, fragile creatura umana da amare e accarezzare è il Dio invisibile che si è fatto visibile, Dio è presente in mezzo al suo popolo e nel cuore di Maria gli angeli cantano: «Sollevate, o porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il Re della Gloria».
Entrano in scena due personaggi altamente simbolici, un uomo e una donna: Simeone, vecchio come tutte le cose umane, e Anna vedova perchè nessun amore umano ci può appagare, insomma tutta l'umanità inappagata che da sempre sospira e invoca: «O se tu aprissi i cieli e scendessi!».
L'incontro si fa drammatico perchè Simeone prende in braccio Gesù e mosso dallo Spirito Santo ha occhi nuovi per riconoscere: in Gesù l'unica luce che dà senso alla vita degli uomini e in Maria la discepola che gli sarà fedelmente vicina nel momento in cui questo Agnello immacolato verserà il suo sangue per noi. La fede vede quello che i nostri occhi umani stanchi e vecchi non sanno decifrare: tutta la Trinità è in azione per immergere ogni uomo e tutti i popoli nel Suo amore.
Ora irrompe la liturgia del Cielo e una solenne preghiera sgorga da quel cuore e diventa il coro di tutta l'umanità e noi insieme a Simeone possiamo gridare: «Ora finalmente siamo nella pace, perchè la promessa si è compiuta, i miei occhi hanno visto la tua salvezza, luce per tutti i popoli». È un anticipo di Paradiso.
Per questo il 2 febbraio è il giorno della vita consacrata per farci comprendere il valore impagabile di una vita totalmente orientata a Cristo con i voti religiosi. La vita consacrata vuol essere un anticipo di Paradiso, per quanto è possibile qui in terra, perchè ridimensiona le faccende terrene per poter dedicare energie, mente e cuore a vivere a ad annunciare che Cristo è luce per il mondo ed è l'unico amore che può dare pace al cuore umano.
Così pure la giornata della vita del 4 febbraio è il giusto corrispettivo per chi si è consacrato nel matrimonio. Gli sposi cristiani possono gridare a questo mondo materializzato che il Vangelo della vita è gioia per il mondo perchè è il frutto di una vita vissuta nella consapevolezza di essere figli che si consegnano con fiducia e si lasciano formare dall’amore di Dio Padre.
Nella Giornata del Malato, 11 febbraio, la fede offre la verifica di una indispensabile concretezza. Quest’anno siamo invitati a riflettere sulle parole che Gesù, innalzato sulla croce, rivolge a sua madre Maria e a Giovanni: «“Ecco tuo figlio ... Ecco tua madre”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé». Maria da buona mamma ci prende per mano e ci ricorda che anche il mistero del dolore e della morte diventa luce se vissuto in comunione con Suo Figlio.
Possiamo iniziare il cammino quaresimale illuminati da questa visione di fede che rafforza la nostra speranza. Disponiamoci all'ascolto della Parola perchè il cuore si infiammi d'amore; distacchiamoci dai beni terreni per essere capaci di accogliere i fratelli più poveri; intensifichiamo il nostro dialogo d'amore nella preghiera; così potremo celebrare la Pasqua con la gioia degli invitati alle nozze dell'Agnello.