Dalla Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2012.
"Sappiamo che il Messaggio di Quaresima contribuisce a tenere vivo nei fedeli il senso dell’attenzione al bene dell’altro, della comunione, di premura, di compassione e di condivisione fraterna delle sofferenze dell’indigente.
"Al di là di questo importante dato, vorrei oggi tuttavia richiamare la vostra attenzione su di un aspetto della vita cristiana che il presente Messaggio di quest’anno mette in evidenza. Si tratta della correzione fraterna. (...) La carità ci insegna dunque che non abbiamo verso l’altro solo una responsabilità per il suo bene materiale, ma anche per il suo bene morale e spirituale. (...) Non possiamo tacere che una certa ideologia che ha esaltato i diritti dell’individuo può avere come conseguenza l’isolamento della persona e la sua solitudine. (...) Quando la chiamata alla comunione viene negata in nome dell’individualismo, a farne le spese è la nostra stessa umanità, ingannata dal miraggio di una impossibile felicità ottenuta da soli. Dunque possiamo aiutarci reciprocamente scoprendo che abbiamo una responsabilità l’uno per l’altro".
"Lasciate che alla luce della correzione improntata alla verità e alla carità legga anche l’azione della Chiesa verso il mondo contemporaneo. (...) A volte addirittura si pensa che sia la brama del potere o la nostalgia di esso a muovere la preoccupazione della Chiesa, il suo osteggiare caparbio certe manifestazioni della mentalità in voga. No: la Chiesa è mossa da sincera cura per il bene dell’uomo concreto e di questo mondo. La sua azione si ispira non alla condanna o alla recriminazione, ma a quella giustizia e misericordia che deve avere anche il coraggio (parrêsia) di chiamare le cose per nome. Solo così si illuminano le radici del male che non mancano di affascinare anche le menti dell’uomo moderno. Questo suo compito si chiama missione profetica".
Nell'Antico Testamento, ha spiegato il Cardinale Sarah: "profeta è un uomo chiamato e inviato da Dio per annunciare al popolo la volontà di Dio stesso. (...) Ora è chiaro che il richiamo ad una maggiore giustizia sociale fa parte della missione della Chiesa. (...) La Chiesa non può tacere di fronte al fatto che troppi muoiono per la mancanza del minimo indispensabile mentre altri si arricchiscono sfruttando gli altri. (...) Non possiamo neppure tacere (...) che alla base della nostra crisi finanziaria c’è l’avidità, la ricerca sfrenata del denaro senza scrupoli e senza considerare chi ha meno e chi deve sopportare le conseguenze delle scelte sbagliate di altri. Questo attaccamento al denaro è un peccato. La Chiesa è profetica quando denuncia questo peccato che fa del male alla persona e alla società".
"Ma il Santo Padre (...) ci indica una dimensione ancora più profonda: la Chiesa si fa profeta in questo mondo di oggi per denunciare in particolare la mancanza di Dio. (...) Questa nostra società secolarizzata è giunta a vivere e a organizzarsi senza tener presente Dio per il fatto di essere avvolta da una povertà più tragica di quelle materiali, una povertà rappresentata dal rifiuto e l’esclusione totale di Dio dalla vita sociale ed economica, dalla rivolta contro le leggi divine e contro quelle della natura. (...) La prima responsabilità della Chiesa è ricordare ad ogni generazione che questa dimensione spirituale è fondamentale. Il profeta di oggi deve dire al mondo che Dio c’è e che, senza questo Padre che ci stimola alla solidarietà e alla condivisione, la vita muore e la fraternità si dissolve in vuota utopia. Che l’uomo ha una vocazione soprannaturale. Che esiste una coscienza nella quale parla la voce di Dio al quale un giorno dovremmo rispondere".
"Il Messaggio che oggi presentiamo vuole scuotere le coscienze rispetto ai diritti/doveri dei nostri fratelli, ma anche rispetto ai nostri doveri verso i “diritti” di Dio. E tutto questo deve avvenire nel contesto della comunione cristiana, in cui vige il principio della reciprocità e della correzione fraterna, avendo di mira il bene temporale degli uomini, ma anche la loro salvezza escatologica".
Inoltre, è stato reso pubblico il Messaggio del Santo Padre per la Quaresima, con una riflessione sul versetto 24 della Lettera agli Ebrei: 'Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone'. Di seguito ne riportiamo alcuni estratti:
"La Quaresima ci offre ancora una volta l'opportunità di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità. Infatti questo è un tempo propizio affinché, con l'aiuto della Parola di Dio e dei Sacramenti, rinnoviamo il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario. (...) Quest’anno desidero proporre alcuni pensieri alla luce di un breve testo biblico tratto dalla Lettera agli Ebrei: 'Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone' (10,24).
1.“Prestiamo attenzione”: la responsabilità verso il fratello.
"Il primo elemento è l'invito a 'fare attenzione' (...) Il verbo che apre la nostra esortazione invita a fissare lo sguardo sull’altro, prima di tutto su Gesù, e ad essere attenti gli uni verso gli altri, a non mostrarsi estranei, indifferenti alla sorte dei fratelli. Spesso, invece, prevale l’atteggiamento contrario: l’indifferenza, il disinteresse, che nascono dall’egoismo, mascherato da una parvenza di rispetto per la 'sfera privata'. (...) Anche oggi Dio ci chiede di essere 'custodi' dei nostri fratelli (cfr Gen 4,9), di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell'altro e a tutto il suo bene. Il grande comandamento dell'amore del prossimo esige e sollecita la consapevolezza di avere una responsabilità verso chi, come me, è creatura e figlio di Dio: l’essere fratelli in umanità e, in molti casi, anche nella fede, deve portarci a vedere nell'altro un vero alter ego, amato in modo infinito dal Signore. Se coltiviamo questo sguardo di fraternità, la solidarietà, la giustizia, così come la misericordia e la compassione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore". (...)
"L’attenzione all’altro comporta desiderare per lui o per lei il bene, sotto tutti gli aspetti: fisico, morale e spirituale. La cultura contemporanea sembra aver smarrito il senso del bene e del male, mentre occorre ribadire con forza che il bene esiste e vince, perché Dio è 'buono e fa il bene' (Sal 119,68). Il bene è ciò che suscita, protegge e promuove la vita, la fraternità e la comunione. La responsabilità verso il prossimo significa allora volere e fare il bene dell'altro, desiderando che anch'egli si apra alla logica del bene; interessarsi al fratello vuol dire aprire gli occhi sulle sue necessità. La Sacra Scrittura mette in guardia dal pericolo di avere il cuore indurito da una sorta di 'anestesia spirituale' che rende ciechi alle sofferenze altrui. L’evangelista Luca riporta due parabole di Gesù in cui vengono indicati due esempi di questa situazione che può crearsi nel cuore dell’uomo": la Parabola del Buon Samaritano e la Parabola del ricco Epulone e del povero Lazzaro. (...) In entrambi i casi abbiamo a che fare con il contrario del 'prestare attenzione', del guardare con amore e compassione. Che cosa impedisce questo sguardo umano e amorevole verso il fratello? Sono spesso la ricchezza materiale e la sazietà, ma è anche l’anteporre a tutto i propri interessi e le proprie preoccupazioni. Mai dobbiamo essere incapaci di 'avere misericordia' verso chi soffre; mai il nostro cuore deve essere talmente assorbito dalle nostre cose e dai nostri problemi da risultare sordo al grido del povero. (...) L'incontro con l'altro e l'aprire il cuore al suo bisogno sono occasione di salvezza e di beatitudine".
"Il 'prestare attenzione' al fratello comprende altresì la premura per il suo bene spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della vita cristiana che mi pare caduto in oblio: la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. Non così nella Chiesa dei primi tempi (...) Cristo stesso comanda di riprendere il fratello che sta commettendo un peccato (cfr Mt 18,15). (...) La tradizione della Chiesa ha annoverato tra le opere di misericordia spirituale quella di 'ammonire i peccatori'. E’ importante recuperare questa dimensione della carità cristiana. Non bisogna tacere di fronte al male. Penso qui all’atteggiamento di quei cristiani che, per rispetto umano o per semplice comodità, si adeguano alla mentalità comune, piuttosto che mettere in guardia i propri fratelli dai modi di pensare e di agire che contraddicono la verità e non seguono la via del bene. Il rimprovero cristiano, però, non è mai animato da spirito di condanna o recriminazione; è mosso sempre dall’amore e dalla misericordia e sgorga da vera sollecitudine per il bene del fratello. (...) Nel nostro mondo impregnato di individualismo, è necessario riscoprire l’importanza della correzione fraterna, per camminare insieme verso la santità. E’ un grande servizio quindi aiutare e lasciarsi aiutare a leggere con verità se stessi, per migliorare la propria vita e camminare più rettamente nella via del Signore". (...)
2. “Gli uni agli altri”: il dono della reciprocità.
Tale 'custodia' verso gli altri contrasta con una mentalità che, riducendo la vita alla sola dimensione terrena, non la considera in prospettiva escatologica e accetta qualsiasi scelta morale in nome della libertà individuale. Una società come quella attuale può diventare sorda sia alle sofferenze fisiche, sia alle esigenze spirituali e morali della vita. Non così deve essere nella comunità cristiana!". (...)
"I discepoli del Signore, uniti a Cristo mediante l’Eucaristia, vivono in una comunione che li lega gli uni agli altri come membra di un solo corpo. Ciò significa che l'altro mi appartiene, la sua vita, la sua salvezza riguardano la mia vita e la mia salvezza. Tocchiamo qui un elemento molto profondo della comunione: la nostra esistenza è correlata con quella degli altri, sia nel bene che nel male; sia il peccato, sia le opere di amore hanno anche una dimensione sociale. Nella Chiesa, corpo mistico di Cristo, si verifica tale reciprocità: la comunità non cessa di fare penitenza e di invocare perdono per i peccati dei suoi figli, ma si rallegra anche di continuo e con giubilo per le testimonianze di virtù e di carità che in essa si dispiegano. (...) Anche nella preoccupazione concreta verso i più poveri ogni cristiano può esprimere la sua partecipazione all'unico corpo che è la Chiesa. Attenzione agli altri nella reciprocità è anche riconoscere il bene che il Signore compie in essi".
3. “Per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone”: camminare insieme nella santità.
Questa espressione della Lettera agli Ebrei (10,24) ci spinge a considerare la chiamata universale alla santità (...). Il tempo che ci è dato nella nostra vita è prezioso per scoprire e compiere le opere di bene, nell’amore di Dio. Così la Chiesa stessa cresce e si sviluppa per giungere alla piena maturità di Cristo (cfr Ef 4,13). In tale prospettiva dinamica di crescita si situa la nostra esortazione a stimolarci reciprocamente per giungere alla pienezza dell'amore e delle buone opere".
"Purtroppo è sempre presente la tentazione della tiepidezza, del soffocare lo Spirito, del rifiuto di 'trafficare i talenti' che ci sono donati per il bene nostro e altrui (cfr Mt 25,25s). Tutti abbiamo ricevuto ricchezze spirituali o materiali utili per il compimento del piano divino, per il bene della Chiesa e per la salvezza personale (cfr Lc 12,21b; 1 Tm 6,18). I maestri spirituali ricordano che nella vita di fede chi non avanza retrocede". (...)
"Di fronte ad un mondo che esige dai cristiani una testimonianza rinnovata di amore e di fedeltà al Signore, tutti sentano l’urgenza di adoperarsi per gareggiare nella carità, nel servizio e nelle opere buone (cfr Eb 6,10). Questo richiamo è particolarmente forte nel tempo santo di preparazione alla Pasqua".
Quaresima tempo di riflessione
Messaggio Papa Quaresima 2012.doc