Pasqua 2020
Quest'anno faccio fatica a usare la parola "auguri" riferita alla Pasqua.
La situazione che stiamo vivendo, molto simile a quella degli apostoli impauriti che quel venerdì santo vedevano uccidere il loro Maestro, ci può aiutare a riscoprire la vera spiritualità della Pasqua. Ti propongo di percorrere 4 livelli... in salita.
Sentiamoci partecipi dell'angoscia generale per la paura del contagio che ci allontana gli uni dagli altri, ci chiude in casa: siamo creature fragili e la vita è tanto precaria che ogni giorno è un bollettino di guerra che annuncia migliaia di morti.
Non ci salvano i soldi che tra l'altro vanno scarseggiando, né le medicine che non abbiamo ancora inventato; tanto meno ci salva cantare e lanciare slogan "andrà tutto bene".
Nel cuore di chi crede, la preghiera diventa un grido: «Signore, salvaci».
Stiamo prendendo coscienza che i beni materiali, pur così utili e necessari, non ci salvano, non bastano a dar senso alla vita perchè sono ancora più fragili di noi.
Nel cuore di chi crede, la preghiera diventa un grido:
«Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
Siamo costretti a pensare alla nostra morte. Ci ribelliamo come Pietro, quando Gesù ha prospettato agli apostoli la sua morte: "No, questo non ti capiterà". La risposta di Gesù è valida ancora oggi:
«Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Gesù non è venuto per rendere eterna questa forma di vita terrena, ma per introdurci in quella che non ha fine.
Per lui la morte non è un evento distruttivo, irreparabile, ma segna l’inizio di una condizione infinitamente migliore della precedente.
”Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se muore, vivrà;
chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”.
Nel cuore di chi crede, la preghiera diventa un grido:
«Credo, Signore; aiuta la mia incredulità!».
Gesù si è presentato come Messia umiliato, perseguitato e ucciso; come il compagno di ogni uomo sofferente e oppresso.
Dio Padre non ha salvato miracolosamente Cristo da una situazione difficile, non ha impedito l’ingiustizia e la morte del Figlio, ma ha trasformato la sua sconfitta in vittoria, la sua morte in nascita, la sua tomba in un grembo dal quale è stato tratto fuori per una vita senza fine. La Sua è stata una Pasqua di morte e Risurrezione.
In Cristo, Dio ci ha fatto sapere che egli non vince il male impedendolo con interventi prodigiosi, ma togliendogli il potere di nuocere, anzi rendendolo un momento di crescita per l’uomo. «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto».
la preghiera diventa:
«Credo la risurrezione della carne e la vita eterna, Credo alla tua e alla mia Pasqua».
Don Ferdinando Colombo