Il riposo per l'anima
Il periodo estivo, che coincide solitamente con quello delle ferie, ci ricorda che abbiamo bisogno di riposo! Tutti speriamo di trovare riposo andando in vacanza.
Tuttavia, tornati a casa, e alla vita di prima, la tensione, i problemi e lo stress ci aspettano. Il riposo della vacanza è solo un breve riposo superficiale e, poco dopo, tutto torna come prima.
Quello che ci serve è un riposo profondo, che arriva all’anima. Un riposo che non dipenda dalle circostanze esterne, ma che sia profondamente radicato in noi, e che duri non solo qualche giorno, ma giorno dopo giorno, anno dopo anno, per tutta la vita, e per tutta l’eternità.
“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do non è come quella del mondo: non vi preoccupate, non abbiate paura.” (Vangelo di Giovanni 14,27)
Lo stress è diventato il compagno e lo spauracchio di tutti. Risultato della logica dominante: riuscire, vincere, competere, esaltare, apparire, produrre, consumare. Lottiamo tutta la vita per riuscire: nello sport, a scuola, al lavoro... e siamo stressati.
A fronte di questo prospera l'industria dello svago. Tecniche di rilassamento, viaggi, shopping, luoghi favolosi, discoteche, ginnastiche, esperienze nuove, etc...
Ma riusciamo a trovare riposo? Non di rado ci cacciamo in uno stress addirittura peggiore.
“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo."
È Lui la fonte del riposo. La prima relazione da vivere, per riposare veramente, è quella con Dio, nel Figlio suo Gesù.
"Il settimo giorno si riposò"
Con la sua Parola Dio pone il proprio agire come modello dell’agire umano, e offre il suo messaggio per chi desideri dare maggiore qualità alla propria vita, dentro la vita.
Il riposo di Dio nel settimo giorno non significa mancanza assoluta di attività, ma un modo diverso e qualificato di operare.
Dio non cessa mai di sostenere la sua creazione, anzi proprio nel giorno del riposo l’attività di Dio raggiunge il suo vertice, offrendo a noi le condizioni per la comunione e la pienezza di vita nel culto e nella cura dei valori spirituali.
Nel Vecchio Testamento Dio propone un riposo universale: non solo dell’uomo libero, ma anche dello schiavo, anche dell’animale domestico. Riposo anche della terra e dei vegetali; un riposo inteso anche in senso di solidarietà ed uguaglianza sociale, come sollievo del debitore dai suoi debiti e la ridistribuzione equa delle terre.
Il giorno festivo è perciò ordinato al vero e profondo riposo che è l’esatto contrario del vuoto e della mancanza di attività.
Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro” (Es 20,9-11), cioè appartenente a Dio e segno nel mondo della santità di Dio.
In attesa dell'ottavo giorno
La Chiesa celebra il giorno della risurrezione di Cristo nel primo giorno dopo il sabato, nell'ottavo giorno, che si chiama giustamente giorno del Signore, o domenica che dà inizio alla nuova creazione inaugurata con la risurrezione di Cristo.
Con la speranza che il giorno di festa sia un’immagine della fase definitiva della storia in cui scompariranno malattia, morte ed ogni sorta di ingiustizia.
Il riposo è quindi, nella Scrittura, uno dei motori della speranza cristiana, l’obiettivo della lotta e del travaglio che sta alla fine di questa vita che conduciamo quaggiù.
"E vidi la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono [di Dio]: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate. E Colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.
Alla Vergine Assunta al cielo
Santa Maria,
Madre tenera e forte,
nostra compagna di viaggio sulle strade della vita,
ogni volta che contempliamo
le cose grandi che l'Onnipotente ha fatto in te,
proviamo una così viva malinconia per le nostre lentezze,
che sentiamo il bisogno di allungare il passo
per camminarti vicino.
Asseconda, pertanto, il nostro desiderio
di prenderti per mano,
e accelera le nostre cadenze di camminatori un po' stanchi.
Divenuti anche noi pellegrini nella fede,
non solo cercheremo il volto del Signore,
ma, contemplandoti quale icona della sollecitudine umana
verso coloro che si trovano nel bisogno,
raggiungeremo in fretta la "città"
recandole gli stessi frutti di gioia
che tu portasti un giorno a Elisabetta lontana.
Ripeti ancora oggi la canzone del Magnifìcat,
e annuncia straripamenti di giustizia
a tutti gli oppressi della terra.
(Mons. Tonino Bello)