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XI Convegno Laboratori Mamma margherita: espressione di missionarietà

di don Ferdinando Colombo

XI Convegno Laboratori Mamma margherita: espressione di missionarietà

Roma, Salesianum,

 

Essere missionari, testimoniando Cristo con la vita

di don Ferdinando Colombo

 

La missione è un problema di fede,

è l'indice esatto della nostra fede in Cristo

e nel suo amore per noi.

Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 11

 

0. Parola di Dio -  1 Cor 9,16-23

16 Infatti non posso vantarmi di annunziare la parola del Signore. Non posso farne a meno, e guai a me se non annunzio Cristo.

17 Se avessi deciso di annunziarla di mia spontanea volontà, sarebbe giusto che ricevessi una paga. Ma poiché mi è stato imposto di farlo, compio semplicemente il mio dovere.

18 Quale sarà dunque la mia ricompensa? La soddisfazione di annunziare Cristo gratuitamente, senza usare quei diritti che la predicazione del vangelo mi darebbe.

19 Io sono libero. Non sono schiavo di nessuno. Tuttavia mi sono fatto schiavo di tutti, per portare a Cristo il più gran numero possibile di persone.

20 Quando sono tra gli Ebrei, vivo come loro, per portare a Cristo gli Ebrei. Io non sono sottoposto alla legge di Mosè, eppure vivo come se lo fossi, per condurre a Cristo chi è sottoposto a quella legge.

21 Quando invece mi trovo tra persone che non conoscono quella legge, vivo come loro senza tenerne conto, per portare a Cristo chi è senza legge. Questo non vuol dire che io sia privo di obblighi verso Dio, anzi sono sottoposto alla legge di Cristo.

22 Con i deboli nella fede, vivo come se anch'io fossi debole, per condurli a Cristo. Cerco di adattarmi a tutti per salvarne a ogni costo alcuni.

23 Tutto questo lo faccio per il vangelo, e per ricevere anch'io insieme con gli altri ciò che esso promette.

 

1. Al principio...

* Al principio c'è un episodio, una situazione, l'incontro con una persona così ricca di vita, di speranza, d'amore da cambiare tutti i riferimenti culturali e da determinare il bisogno di comunicarlo al maggior numero di persone possibile.

* Per i Cristiani questo nucleo generatore è la persona di Cristo, totalmente solidale con l'umanità, con le sue lotte, con l'impegno di donarsi per amore fino alla morte in croce, la sua nuova presenza come risorto, talmente pieno di vita da comunicare a chi lo accoglie una vita che dura per sempre.

* Il cristiano consapevole della sua fede è un vaso stracolmo che trabocca, è un cuore che il Cristo ha riempito d'amore e che per questo sente il bisogno di far partecipare altri della gioia e della pace che sta sperimentando.

* La missione nasce dall'interno, dal profondo, dall'innamoramento per Cristo; esisterebbe anche se tutti fossero già credenti come comunicazione e scambio della gioia e della speranza che ci fa vivere. Per questo il Cristianesimo è essenzialmente comunitario.


* Non è un giudizio negativo su un'altra cultura che ci induce a testimoniare Cristo , ma è la consapevolezza di avere una luce che facilita il cammino della vita di tutti, una forza che sostiene l'impegno per la giustizia, per la pace.

* Non è la risposta operativa al «bisogno dell'altro» che fa' di me un credente, ma è la mia decisione di amare gratuitamente il fratello. Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per arricchirci con il suo Amore.  Lavorare gratuitamente per i poveri, scegliere il servizio, può determinare una riflessione più profonda sulle scelte esistenziali e quindi può aprire il cuore alla fede.

2. Oggi per noi

La missionarietà è atteggiamento interiore e testimonianza concreta. Sintesi di due realtà:

a) la decisione di affidarci totalmente alla persona di Cristo.

Il suo Amore, la comunione profonda con Lui costituiscono la risposta unica, indispensabile, definitiva, al bisogno di felicità eterna per ogni persona umana.

 

b) la risposta d'amore, di servizio, di testimonianza che sentiamo crescere in noi e che si esprime nel modo di pensare, di agire, di vivere. Non è possibile un cristianesimo che non sia missionario.

3. Come cammino personale

È una costruzione che passa ciclicamente attraverso alcune tappe:


3.1 Maturità umana

- la conoscenza della situazione mondiale
- l'accettazione dell'altro, della sua cultura
- la decisione di diventare parte attiva in questi rapporti
- l'impegno al "servizio" nei confronti dell'altro

Obiettivo missionario: prendere consapevolezza che ogni persona è mandata nel mondo come collaboratrice del progetto di Dio da realizzarsi insieme agli altri, iniziando dalle risposte concrete alle situazioni locali di bisogno.

3.2 Incontro con Cristo

- ascolto, lettura della Parola, preghiera
- ricerca interiore di essenzialità, coerenza, autenticità
- esperienze di servizio, di oblatività
- esplicita scelta di amore personale per Cristo

Obiettivo missionario: aprirsi all'incontro con Cristo, missionario del Padre, per trasformare la nostra vita fino a poter dire: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me"


3.3 Appartenenza alla Comunità-Chiesa

- partecipazione attiva e responsabile alla costruzione della comunità-chiesa
- definizione di un quadro di valori da realizzare storicamente
- impegno operativo per strutture che rendano possibile a tutti la dignità della vita
- celebrazione corale dei momenti forti della comunità e dei sacramenti

Obiettivo missionario: assumere responsabilmente il proprio "ministero", con un inserimento  progressivo nella comunità cristiana, universale e solidale, inviata a portare il Vangelo al mondo intero.

3.4 Vita come vocazione

- visione positiva di sé, illuminata dalla fede
- scoperta del legame di solidarietà con tutte le persone
- attenzione specifica al grido dei poveri
- scelta di vita come servizio ispirata alla persona di Cristo

Obiettivo missionario: accogliere il mandato di essere suoi testimoni in tutto il mondo.
Svolgere responsabilmente, professionalmente, continuativamente il proprio "servizio" come impegno solidale affinché l'uomo, ogni uomo, realizzi in sé il progetto di Dio.



4. Salesianamente

 

4.1. "Don Bosco visse una tipica esperienza missionaria nel suo primo Oratorio, che fu per i giovani

casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita, cortile per incontrarsi tra

amici e vivere in allegria".

 

4.2.  Il volontariato
La decisione di farsi carico, sull'esempio di Cristo, dei problemi degli altri genera l'atteggiamento interiore della solidarietà da cui scaturiscono le diverse attività di servizio.

Il contributo specifico del servizio missionario è quello di far percepire meglio quelle caratteristiche come la continuità nel tempo, la gratuità, la necessità di stare e di camminare insieme con le persone bisognose, che inducono ad una scelta stabile che può essere il volontariato per qualche anno o l'impegno di tutta la vita.

Il volontariato, generato dalla spiritualità salesiana, la arricchisce con componenti che specificano il servizio di tutti:

  • la capacità di trasformare la vita e la società con mezzi «deboli»;
  • la speranza fondata sulla capacità dell'amore cristiano di risolvere i problemi;
  • la persona umana come agente indispensabile di ogni azione educativa e di sviluppo;
  • infine il collegamento e lo scambio di ricchezze tra comunità cristiane realizzato dal volontario che costituisce il «ponte» umano che rende possibile la reciprocità.

 

Le esperienze di servizio missionario costituiscono quindi un itinerario vocazionale privilegiato aperto a tutte le componenti della Famiglia Salesiana. Per questo possiamo affermare con don Egidio Vigano che «le missioni sono il vertice della missione salesiana».

 

4.3. Dalla lettera del Rettor Maggiore Don Juan Vecchi sulla Missionarietà del 1 gennaio 1998:

«Il senso missionario non è un tratto opzionale, ma appartiene all'identità dello spirito salesiano in ogni epoca e situazione».

Nel suo magistrale documento: «Si commosse per loro (Mc 6,34) Nuove povertà, Missione salesiana e significatività» ci indica:

  • «Voi stessi date loro da mangiare» Gesù conta sul poco che possiamno mettere a disposizione.
  • Puntare al cuore dell'uomo. La quantità verrà e supererà il bisogno se ...
  • I giovani poveri sono un dono.
  • Oggi bisogna andare di nuovo oltre le strutture stabilite, oltre le cose da dare; bisogna uscire, fare un esodo mentale e pedagogico verso il rapporto, la presenza, la condivisione.

 

4.4. Il Rettor Maggiore Don Pascual Chávez

  • Diritti Umani come cuore di un sistema educativo

«Educhiamo con il cuore di Don Bosco, per lo sviluppo integrale della vita dei giovani,

soprattutto i più poveri e svantaggiati, promuovendo i loro diritti»

 

  • La Famiglia Salesiana e la sua missio:

Un sistema educativo che mette al centro la persona

Un tirocinio della durata di 150 anni, in 130 Paesi diversi.

Una provocazione: il Congresso mondiale su Diritti Umani e Sistema Preventivo.

 

  • La liturgia dei Diritti Umani  (dalle conclusioni del Congresso):

rinnovare la scelta di ripartire dagli ultimi

rinnovare la scelta di una educazione integrale, in cui educazione e evangelizzazione sono

come le due facce di una stessa medaglia (Cfr. CG26, 29).

«Oserei dire che quando il salesiano spinto dall'amore di Dio si impegna nella promozione dei diritti umani sta celebrando la liturgia dei diritti umani perché la gloria di Dio è l'uomo vivente (Salmo 150); per questo oserei parlare di liturgia dei diritti umani.

Da discepoli di Gesù, alla luce della fede, possiamo valorizzare i diritti umani come storicizzazione del progetto di Dio, senza dimenticare che essi sono una risposta provvidenziale al grido di milioni di donne e uomini, anche non credenti, che invocano dignità quando essa è conculcata.»

  

5. Sollecitudo Rei Socialis, 1987

38. Solidarietà.

Si tratta, innanzitutto, dell'interdipendenza, sentita come sistema determinante di relazioni nel mondo contemporaneo, nelle sue componenti economica, culturale, politica e religiosa, e assunta come categoria morale. Quando l'interdipendenza viene così riconosciuta, la correlativa risposta, come atteggiamento morale e sociale è la solidarietà. Questa dunque, non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti.

 

6. Redemptoris Missio  1990

23. Missione

«Scopo ultimo della missione è di far partecipare della comunione che esiste tra il Padre e il Figlio: i discepoli devono vivere l'unità tra loro, rimanendo nel Padre e nel Figlio, perché il mondo conosca e creda (cf. Gv 17,21-23). E', questo, un significativo testo missionario, il quale fa capire che si è missionari prima di tutto per ciò che si è, come chiesa che vive profondamente l'unità nell'amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa».

 

37. La missione della chiesa non è di operare direttamente sul piano economico o tecnico o politico o di dare un contributo materiale allo sviluppo, ma consiste essenzialmente nell'offrire ai popoli non un "avere di più", ma un "essere di più", risvegliando le coscienze col vangelo. "L'autentico sviluppo umano deve affondare le sue radici in un'evangelizzazione sempre più profonda" La chiesa e i missionari sono promotori di sviluppo anche con le loro scuole, ospedali, tipografie, università, fattorie agricole sperimentali. Ma lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi.

È l'uomo il protagonista dello sviluppo non il denaro o la tecnica.

 

7. Parola di Dio - 2 Cor 8; 9.

7 Voi avete di tutto e in abbondanza: la fede, il dono della parola, la conoscenza, un grande entusiasmo, e fra voi c'è quell'amore che vi ho insegnato ad avere. Fate in modo di essere ricchi anche in questo impegno generoso.

8 Non vi sto dando un ordine: vi ricordo la premura che gli altri hanno avuto, per vedere se anche il vostro amore è genuino.

9 Voi conoscete la generosità del Signore nostro Gesù Cristo: per amor vostro, lui che era ricco, si è fatto povero per farvi diventare ricchi con la sua povertà.

10 Al riguardo vi do questo consiglio: voi che sin dall'anno scorso avete incominciato non soltanto ad agire, ma anche a volere questa iniziativa,

11 fate ora in modo di portarla a termine. Come siete stati pronti nel prendere l'iniziativa, siatelo anche nel realizzarla con i mezzi che avete a disposizione.

12 Perché il risultato è gradito a Dio, se chi dona ci mette buona volontà. E Dio tiene conto di quel che uno possiede, non certo di quel che non ha.

CAPITOLO 9

6 Tenete presente che chi semina poco raccoglierà poco; chi invece semina molto raccoglierà molto.

7 Ciascuno dia quindi il suo contributo come ha deciso in cuor suo, ma non di malavoglia o per obbligo, perché a Dio piace chi dona con gioia.

8 E Dio può darvi ogni bene abbondantemente, in modo che abbiate sempre il necessario e siate in grado di provvedere a ogni opera buona.

10 Dio dà il seme al seminatore e il pane per suo nutrimento. Egli darà anche a voi il seme di cui avete bisogno e lo moltiplicherà per farne crescere il frutto, cioè la vostra generosità.

11 Dio vi dà tutto con abbondanza perché siate generosi. Così, molti ringrazieranno Dio per i vostri doni da me trasmessi.

14 pregheranno per voi e vi manifesteranno il loro affetto per la grazia abbondante che Dio vi ha dato.

15 Ringraziamo Dio per il suo dono meraviglioso.